Breve storia della questione antisemita (Bompiani) by Finzi Roberto

Breve storia della questione antisemita (Bompiani) by Finzi Roberto

autore:Finzi Roberto [Roberto, Finzi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2019-01-07T23:00:00+00:00


7.

GLI EBREI NEI MONDI NUOVI

7.1. Vietato a malati contagiosi, invalidi ed ebrei

Fra i secoli XIX e XX gli ebrei non dovettero misurarsi solo con il nuovo mondo del liberalismo e dell’emancipazione. Sperimentarono pure altri “mondi nuovi”.

Il primo fu il mondo nuovo per eccellenza, l’America (specie del Nord).

Nel 1840 negli Stati Uniti il numero degli ebrei non superava i 15.000. Nei vent’anni successivi tale cifra si decuplicò. Nel 1880 gli israeliti ammontavano negli USA a quasi 300.000. Fra 1899 e 1914 passano l’Atlantico circa 2.000.000 di ebrei. La prima ondata era formata in prevalenza da ebrei tedeschi. La seconda da israeliti dell’Europa orientale, in particolare dell’impero degli zar.

Gli Stati Uniti del primo Ottocento non ignorano, ricorda Poliakov, “lo stereotipo europeo dell’ebreo scaltro e troppo abile, senza che per questo si possa parlare di ‘antisemitismo senza ebrei’”, conoscono la discriminazione legale degli israeliti. Come paese giuridicamente cristiano nei 13 Stati originari dell’Unione esistevano leggi, ritenute costituzionali, che limitavano il diritto di voto e l’accesso agli uffici pubblici degli ebrei. È una legislazione che sparirà in via definitiva solo con la guerra civile, che devastò gli Stati Uniti tra 1861 e 1865.

Qualche israelita della prima ondata migratoria prende parte alla corsa all’oro californiana degli anni 1848-50 cui, però, partecipa spesso più come commerciante o artigiano che come cercatore vero e proprio. C’è chi vi fa fortuna: è il caso di Levi Strauss, l’ideatore dei blue jeans. Secondo alcuni storici una minoranza di ebrei si arricchì più rapidamente della generalità dei gruppi contemporaneamente (o quasi) ai quali migrarono oltreatlantico: irlandesi e italiani. Con questi gruppi gli ebrei condividono dapprima l’ostilità di chi da più lungo tempo viveva negli States. Questa avversione quindi non ha all’inizio una prevalente coloritura antiebraica.

In linea generale, infatti, la popolazione americana era da sempre strutturata in una gerarchia complessa definita da due confini rigidi: in alto il gruppo fondatore dei WASP (White Anglo-Saxon Protestant), cioè degli anglosassoni protestanti bianchi, e in basso il gruppo, anch’esso di vecchia origine, degli schiavi o ex schiavi neri. Nella fascia intermedia era di solito il gruppo arrivato per ultimo a occupare il gradino più basso, benché il suo scarto culturale rispetto ai WASP giocasse un ruolo importante. Per risalire la scala sociale ogni gruppo doveva innanzitutto “americanizzarsi”. L’americanizzazione non implicava il rigetto del proprio credo religioso, né altre rinunce. La libertà di coscienza era una pietra miliare dell’ideologia americana, sancita dalla Costituzione. Ma era comune convinzione che l’americanizzazione richiedesse del tempo: il tempo necessario a che le tradizioni originarie venissero sostituite dallo spirito della Costituzione americana e dalla capacità di cogliere le opportunità che l’America per eccellenza offriva e che era uno dei suoi caratteri principali, se non la sua peculiarità dominante. Insomma di farsi largo nella società, magari con mezzi illegali, anche da parte, oltre che di irlandesi, italiani ecc., di singoli ebrei come il famoso boss Mickey Cohen o Arnold Rothstein con cui pare abbia iniziato la sua carriera malavitosa Lucky Luciano.

Presto comunque appaiono segni premonitori del diffondersi di una animosità specifica verso gli ebrei.



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