Bridgerton - 7. Tutto in un bacio by Julia Quinn

Bridgerton - 7. Tutto in un bacio by Julia Quinn

autore:Julia Quinn [Quinn, Julia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-05-19T12:00:00+00:00


12

Venti minuti più tardi, dopo una lunga camminata in silenzio.

Era impressionante, pensò Gareth, con non poca avversione verso se stesso, come solo un breve incontro con il barone potesse rovinargli una bellissima giornata.

E non si trattava nemmeno del barone. Certo, lo odiava, ma non era quello a tormentarlo, a tenerlo sveglio la notte, a farlo sentire uno stupido.

Odiava ciò che suo padre provocava in lui, il fatto che una conversazione con lui potesse trasformarlo in una persona del tutto diversa o, quanto meno, una stupefacente imitazione di se stesso… a quindici anni. Per l’amore del cielo! Adesso era un adulto, un uomo di ventotto anni. Era uscito di casa e si sperava fosse anche cresciuto. Doveva riuscire a comportarsi da adulto quando parlava con il barone. Non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo.

Non avrebbe dovuto provare nulla. Nulla.

Invece andava sempre a finire così. Si infuriava. Si incattiviva. E diceva le cose per il puro gusto di essere provocatorio. Era scortese e immaturo, ma non sapeva come fare a smettere.

E quella volta era accaduto davanti a Hyacinth.

L’aveva accompagnata a casa in silenzio. Era chiaro che lei avesse voglia di parlare. Diamine, anche se non glielo avesse letto in volto, lo avrebbe saputo comunque: Hyacinth aveva sempre voglia di parlare. Ma evidentemente, ogni tanto, sapeva anche quando era il momento di tenere la bocca chiusa. E adesso si trovavano lì, davanti al portone di casa sua, con la cameriera ancora dietro di loro a cinque passi di distanza.

«Mi dispiace per la scenata nel parco» le disse all’improvviso, sentendo di doversi in qualche modo scusare.

«Penso che non ci abbia visto nessuno» replicò lei. «O almeno che nessuno abbia sentito nulla. E non è stata comunque colpa vostra.»

Lui fece un mezzo sorriso. Certo che era colpa sua. Forse suo padre lo aveva provocato, ma ormai Gareth avrebbe dovuto essere capace di ignorarlo.

«Volete entrare?» gli domandò Hyacinth.

Lui scosse la testa. «Meglio di no.»

Lo fissò, con un’espressione stranamente seria. «Vorrei che entraste» gli disse.

Era una semplice affermazione, così diretta che Gareth capì di non poter rifiutare. Le fece un cenno di assenso con il capo ed entrarono in casa. Il resto della famiglia non c’era più e così si trovarono nel salottino rosa e crema da soli. Hyacinth chiuse la porta. Completamente.

Gareth era perplesso. In alcuni ambienti, una porta chiusa era sufficiente a imporre un matrimonio.

«Ho sempre pensato» esordì Hyacinth un momento dopo «che l’unica cosa che avrebbe reso la mia vita migliore fosse un padre.»

Lui non commentò.

«Tutte le volte che mi arrabbiavo con mia madre o con uno dei miei fratelli, pensavo: “Se avessi un padre, sarebbe tutto perfetto e lui prenderebbe sicuramente le mie difese”.» Sollevò lo sguardo, con le labbra piegate in un mezzo sorriso. «Naturalmente non lo avrebbe fatto, visto che nella maggior parte dei casi avevo torto, ma fantasticarlo mi dava conforto.»

Gareth rimase in silenzio, immaginando di essere un Bridgerton, con tutti quei fratelli, quelle risate. Non riuscì a reagire in alcun modo, perché gli risultava troppo doloroso pensare che lei aveva avuto tutto e, nonostante ciò, voleva ancora di più.



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