Bronte Anne - 1848 - La signora di Wildfell Hall by Bronte Anne

Bronte Anne - 1848 - La signora di Wildfell Hall by Bronte Anne

autore:Bronte Anne
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Literary, Classics, Fiction
ISBN: 9788854509337
editore: Neri Pozza Editore
pubblicato: 2014-11-03T23:00:00+00:00


30.

Scene domestiche

La mattina seguente ricevetti poche righe da Arthur che confermavano l’accenno di Hargrave al suo imminente ritorno. E la settimana dopo arrivò davvero, ma in uno stato fisico e mentale ancora peggiore dell’altra volta. Ma non avevo intenzione di passare sopra alle sue negligenze senza un commento come era successo allora; non lo ritenevo giusto. Il primo giorno era stanco del viaggio e io ero lieta di averlo di nuovo qui: non lo avrei rimproverato subito, avrei aspettato il giorno dopo. La mattina seguente era ancora stanco: avrei atteso ancora un po’. Ma a cena, quando, dopo aver fatto colazione a mezzogiorno con una bottiglia d’acqua gassata e una tazza di caffè forte e aver pranzato alle due con un’altra bottiglia d’acqua mischiata a brandy, trovò da ridire su tutto quello che era in tavola e dichiarò che dovevamo cambiare cuoca, decisi che era giunto il momento.

«È la stessa cuoca che avevamo prima che tu partissi, Arthur» commentai, «e ne eri nel complesso soddisfatto».

«Si vede che le hai lasciato prendere delle abitudini sciatte, in mia assenza. C’è da avvelenarsi a mangiare queste porcherie!» Spinse via con dispetto il piatto e si accasciò sullo schienale della sedia con aria disperata.

«Sei tu a essere cambiato, mi pare, non lei» dissi, ma con la più assoluta gentilezza perché non volevo irritarlo.

«Forse» rispose indifferente, mentre afferrava un bicchiere di acqua e vino e aggiunse, dopo averlo bevuto in un sorso, «perché ho un fuoco infernale nelle vene che tutte le acque dell’oceano non riuscirebbero a spegnere!»

«Cosa lo ha acceso?» stavo per domandare, ma in quel momento entrò il cameriere e cominciò a portare via i piatti.

«Sbrigati, Benson, finiscila con quel baccano infernale!» gridò il suo padrone. «E non servire il formaggio se non vuoi che dia di stomaco seduta stante».

Benson, un po’ sorpreso, portò via il formaggio e fece del suo meglio per eseguire una silenziosa e veloce rimozione del resto, ma purtroppo c’era una piega nel tappeto, provocata dalla sedia quando il padrone l’aveva frettolosamente spinta indietro. Il cameriere vi inciampò e perse l’equilibrio, causando uno sconquasso piuttosto allarmante col vassoio pieno di piatti in mano, anche se non vi fu nessun danno reale a parte una salsiera che cadde e si ruppe. Con mia indicibile vergogna e sgomento, Arthur si girò furioso verso di lui e gli inveì contro con selvaggia volgarità. Il pover’uomo impallidì e tremava visibilmente mentre era chino a raccogliere i cocci.

«Non è colpa sua, Arthur» spiegai, «gli si è impigliato il piede nel tappeto, e non c’è stato un grosso danno. Lasciate perdere i cocci ora, Benson, li tirerete su dopo».

Contento di essere stato liberato dal compito, Benson servì rapidamente il dessert e si ritirò.

«Cosa volevi dimostrare, Helen, prendendo le parti del servitore contro di me» chiese Arthur appena la porta venne chiusa, «quando sapevi che ero turbato?»

«Non sapevo che tu fossi turbato, Arthur, e il pover’uomo era spaventato e ferito dalla tua improvvisa esplosione».

«Il pover’uomo davvero! E pensi che io potessi fermarmi a considerare i sentimenti



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