Bruce Sterling by Cronache del basso futuro

Bruce Sterling by Cronache del basso futuro

autore:Cronache del basso futuro [futuro, Cronache del basso]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science Fiction
pubblicato: 1991-12-31T23:00:00+00:00


L’IMPENSABILE

Dall’epoca dei colloqui sulle armi strategiche, nei primi anni Settanta, i sovietici avevano sempre cercato, ogniqualvolta i negoziati lo permettevano, di non spostarsi in ambiente estraneo per paura, come supponevano gli americani, di nuove tecniche di intercettazione.

La capanna Baba Yaga del dottor Tsyganov stava ora prudentemente acquattata sul prato svizzero meticolosamente curato. Il dottor Elwood Doughty ordinò le proprie carte e guardò fuori dalla finestra della capanna. Poco sopra il davanzale si vedeva il grande ginocchio squamoso di una delle sei, gigantesche zampe di pollo della capanna: un enorme arto nodoso del diametro che in città avevano le condutture principali dell’acqua. Mentre Doughty guardava, il ginocchio di pollo si fletteva incessantemente, sicché la capanna si scuoteva tutta, sollevandosi con sobbalzi da far venire il mal di mare, e assestandosi poi con cigolio di tronchi e fruscio di paglia imballata.

Tsyganov scartò, tirò fuori due carte dal mazzo e le esaminò con gli astuti occhi azzurri seminascosti da grasse ciocche di lunghi capelli grigi. Poi si pizzicò la barba incolta con le unghie che a causa della sua professione aveva sempre listate a lutto.

Piacevolmente sorpreso, si accorse di avere un colore di Bacchette Magiche. Con gesto da professionista, lasciò cadere due banconote da dieci dollari dalla cima del mucchietto che aveva vicino al gomito.

Tsyganov osservò la propria decrescente provvista di moneta forte con lo sguardo fatalista degli slavi. Grugnì, rinunciò al gioco e gettò sul tavolo le proprie carte, scoprendole. La Morte. La Torre. Il due, il tre e il cinque di Denari.

— Una partita a scacchi? — propose, alzandosi.

— Un’altra volta — disse Doughty. Anche se, per motivi di sicurezza, non compariva nella classifica mondiale, Doughty come scacchista era un ottimo stratega, particolarmente abile nel finale. Durante le riunioni-maratona dell’83, lui e Tsyganov avevano incantato gli altri maghi delle armi con un torneo improvvisato che era durato almeno quattro mesi e li aveva distratti mentre aspettavano (inutilmente) che la ratifica degli accordi uscisse dalla situazione di stallo in cui languiva. Doughty non era riuscito a sconfiggere il brillante Tsyganov, ma aveva finito per riconoscere e comprendere il flusso del pensiero del suo avversario.

Ma soprattutto aveva maturato un vago disgusto per la scacchiera personale di Tsyganov, che in genere veniva molto apprezzata e i cui pezzi si ispiravano al tema della guerra civile russa tra rossi e bianchi. I minuscoli pedoni animati emettevano piccoli ma terribili urli di angoscia quando venivano attaccati dagli alfieri-commissari e dai cavalli-cosacchi.

— Un’altra volta? — mormorò Tsyganov, aprendo un armadietto e tirando fuori una bottiglia di vodka Stolichnaya. All’interno del frigo un piccolo, esausto demone del gelo li guardò in cagnesco dalla sua trappola di bobine e soffiò una maligna nube di nebbia fredda. — Non avremo molte altre occasioni del genere, Elwood.

— Lo so bene. — Doughty notò che la bottiglia di vodka russa aveva un’etichetta per le esportazioni scritta in inglese. C’era stata un’epoca in cui avrebbe esitato a bere negli alloggi di un russo. Tradimento e pozioni sovversive stavano in agguato nel bicchiere. Quell’epoca pareva già irreale.



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