Carabinieri per la democrazia by Autori Vari

autore:Autori Vari [Vari, Autori]
La lingua: ita
Format: epub
Google: hppFDwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2018-01-15T23:00:00+00:00

Lucarelli era sposato con Anna Maria, lo stesso nome della moglie di Romano Radici. «Di quel giorno conserverò per l’eternità un’immagine. Avevo saputo che mio marito Ezio era stato ferito in un attentato e ignoravo fosse deceduto: avevano preferito non dirmelo, oppure nessuno volle prendersi quella responsabilità. Arrivai a Milano all’ospedale Fatebenefratelli, all’ingresso c’era un infermiere e gli domandai: “Sono la moglie del brigadiere Lucarelli, in quale reparto lo trovo?”. Quello rispose infastidito, senza un minimo di tatto, di professionalità, di rispetto: “L’obitorio è lì avanti a destra”.»

Negli uffici della carrozzeria di Lambrate, i carabinieri che indagavano sul delitto scovarono due pistole automatiche complete di caricatori, proiettili e silenziatori. La prima arma era nascosta nel locale adibito a caldaia per il forno di verniciatura, la seconda all’interno di una Citroën Dyane parcheggiata nel garage.

Il titolare dell’officina, Cosimo Simone, era a casa sua: andarono a prelevarlo per l’interrogatorio in caserma. In via Ofanto lavoravano come dipendenti tre meccanici e un’impiegata, ugualmente ascoltati dai carabinieri. Dagli interrogatori emerse che Simone condivideva molti interessi con il bandito Addis: la carrozzeria garantiva a quest’ultimo un rifornimento di macchine rubate e con targa modificata.

A Milano il malavitoso era entrato in contatto con i Nar per i progetti di evasione del detenuto Pierluigi Concutelli, che il 10 luglio 1976 aveva ucciso a Roma il sostituto procuratore Vittorio Occorsio.

Davanti agli investigatori, Simone e Addis tacquero. Non erano presenti in via Ofanto, non sapevano nulla della sparatoria e ancor meno di quei due tizi che avevano fatto fuoco.

I dipendenti dell’officina fornirono ai carabinieri una buona descrizione degli assassini. Uno dei killer era alto un metro e ottanta, poteva avere trentacinque anni, capelli corti castani, barba rada, snello di corporatura, indossava giacca scura e pantaloni a righe incrociate di colore grigio. L’altro era della medesima altezza, più giovane, forse appena ventenne, magro, viso senza un pelo, capelli castani di lunghezza regolare, una giacca nera e pantaloni beige.

Sull’Audi 100 gli investigatori trovarono un borsello contenente una pistola Smith & Wesson calibro 35, cromata e carica con sei cartucce, una scatoletta in cartone con la scritta «Patenti Milano» e un timbro della Prefettura della stessa città.

Ai primi carabinieri intervenuti nell’officina insieme al brigadiere Lucarelli erano rimaste le patenti consegnate dai killer: documenti falsi, ma con le fotografie dei reali proprietari. Le immagini coincidevano con gli identikit tracciati grazie alle testimonianze dei dipendenti della carrozzeria.

Quei due, come emerse dagli accertamenti investigativi, erano Gilberto Cavallini e Stefano Soderini. Ed erano spariti.

Spariti come Giusva Fioravanti e la sua Francesca Mambro. Fioravanti che, figlio di un annunciatore della Rai, a quattro anni recitava nei caroselli e a dieci in una serie televisiva; e la Mambro che, figlia di un sottufficiale della polizia, venne ribattezzata la «pasionaria nera». Donna dura, spietata.

Avevano scelto per rifugio una mansarda in via Washington, zona residenziale di Milano. Quando seppero dell’omicidio di Lucarelli nel quartiere di Lambrate, se ne andarono in tutta fretta. La città era «bruciata».

I terroristi si trasferirono a Roma e quindi a Padova, preceduti da Cavallini che cercò appartamenti per i nascondigli.

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.