Casa «la Vita» by Alberto Savinio

autore:Alberto Savinio [Savinio, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2022-01-26T23:00:00+00:00

Trololò si rivelò un cane straordinario. Le più rare qualità canine erano riunite in lui e salivano a una specie di eccesso, le loro manifestazioni inaspettate davano talvolta quella medesima perplessità che darebbe il ritratto di un antenato che all’improvviso si mettesse a cantare, o la statua di un giardino pubblico che d’un tratto scendesse dal suo piedistallo e cominciasse a passeggiare nelle aiuole. Giorgio e Andrea conoscevano Trololò a memoria, spartivano la vita con lui, pure, interrogati, non avrebbero saputo rispondere come Trololò era fatto. Trololò era nulla ed era tutto. E al tutto ci si abitua molto più presto, molto più profondamente che a «una» cosa. Vediamo noi forse l’aria che respiriamo? La pensiamo? Solo uno sguardo uscito improvvisamente dal nulla avrebbe potuto accorgersi che Trololò dopo tutto era un cane, che il suo pelo era ispido e diversamente inclinato secondo che copriva le zampe o il dorso, meno che sulla testa ove si stava ritto e rado come se ogni pelo fosse stato piantato per suo conto; che la sua coda non era né lunga né corta, e non riusciva dunque a imitare perfettamente come avrebbe voluto la voluta del corno da caccia; che il mantello di Trololò non era degno di questo nome, e dovendogli dare un nome tratto dal repertorio vestimentario dell’uomo, lo si poteva chiamare con maggiore proprietà un vecchio paltò rivoltato e sdrucito, nero di fondo con tendenza al verde delle paludi e delle stoffe consunte, e sparso disordinatamente di macchie bianche e macchiate a loro volta di giallo e di bigio. Avrebbe visto inoltre che la statura di Trololò sfuggiva a qualunque determinazione precisa, e rivelava in questa mancanza di caratteristiche misure gl’innumerabili incroci di cani alti con cagne basse, di cagne lunghe con cani corti, di cani grassi con cagne magre che finalmente avevano formato l’entità corporea di Trololò. Ma probabilmente lo sguardo uscito d’improvviso dal nulla non avrebbe veduto niente di tutto ciò, perché sarebbe stato attratto immediatamente e unicamente dagli occhi di Trololò, i quali... Ma nemmeno gli occhi di Trololò costituivano per Giorgio, per Andrea, per la signora Emma un motivo di stupore, perché lo sguardo incredibile e inquietante degli occhi di Trololò era per Giorgio, era per Andrea, era per la signora Emma lo sguardo più naturale del mondo. Così il piccolo Andrea ad esempio, che dei tre era il più attaccato a Trololò, non provava sorpresa a passare dallo sguardo di Trololò a quello di suo fratello o di sua madre, e a non avvertire tra sguardo umano e sguardo canino la più piccola differenza. Anzi... Quanto a fare raffronti tra lo sguardo di Trololò e quello del suo papà, il piccolo Andrea non ci pensava neppure, anzi nessuno ci pensava. Il signor Girolamo non aveva più espresso il desiderio di cacciare Trololò di casa, non aveva più tentato di tirargli pedate, ma non si occupava di lui, non ne parlava, non lo guardava, lo ignorava. E anche Trololò per parte sua ignorava il signor Girolamo.

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