Chernobyl 01:23:40 - Edizione Italiana by Andrew Leatherbarrow

Chernobyl 01:23:40 - Edizione Italiana by Andrew Leatherbarrow

autore:Andrew Leatherbarrow [Leatherbarrow, Andrew]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Non-Fictie, Wetenschap & Natuur, Natuurwetenschappen, Biologische Wetenschappen, Milieukunde, Geschiedenis
ISBN: 9788831004336
Amazon: B07Y5J24YC
editore: Salani Editore
pubblicato: 2019-09-25T22:00:00+00:00


La sabbia contribuì all’immediato abbassamento di temperatura dell’incendio, ma le particelle radioattive nell’aria aumentarono a causa della quantità di polvere e detriti sollevata dall’impatto dei sacchi sul terreno. Al termine della prima giornata di lavoro il general maggiore Antoshkin annunciò con orgoglio a Ščerbina che sul reattore erano state gettate 150 tonnellate di sabbia. Lui rispose: «150 tonnellate di sabbia per un reattore del genere sono come un colpo ad aria compressa per un elefante».52 Sconcertato, il militare convocò altri soldati e piloti. Questi ragazzi volarono più volte sul reattore, e presto presero a posizionare piastre di piombo sotto i sedili della cabina di guida per ridurre l’esposizione alle radiazioni. Nonostante le misure preventive artigianali, molti piloti rimasero letalmente contaminati.

Il 28 aprile gli elicotteri scaricarono 300 tonnellate di sabbia nel reattore; poi 750 tonnellate il 29 aprile; 1.500 il 30; il 1° maggio, una festa nazionale molto sentita in Unione Sovietica, le tonnellate scaricate furono 1.900. In totale, furono riversate circa 5.000 tonnellate sul reattore. La sera del 1° maggio fu ordinato di dimezzare le quantità per paura che le fondamenta potessero cedere sotto tutto quel peso aggiuntivo.53 Se ciò fosse successo, rischiava di collassare tutto nella vasca di soppressione (un enorme serbatoio d’acqua per le pompe di raffreddamento di emergenza, che funge anche da sistema di soppressione della pressione, in grado di condensare il vapore in caso di rottura di un tubo di vapore). Questo, a sua volta, avrebbe potuto innescare un’esplosione di vapore che, secondo alcuni fisici sovietici, rischiava di vaporizzare il combustibile negli altri tre reattori, radere al suolo una superficie di duecento chilometri quadrati, contaminare una riserva idrica utilizzata da trenta milioni di persone e rendere inabitabili l’Ucraina settentrionale e la Bielorussia meridionale.54

Estinguere gli incendi intorno alla centrale era stato un primo passo importante per riportare la situazione sotto controllo, ma il pericolo non era scongiurato. Oggi sappiamo che solo una quantità infinitesimale del boro presente nei sacchi di sabbia raggiunse il nucleo. I sacchi, tuttavia, avevano sigillato lo spazio che si era aperto tra lo scudo biologico superiore e la parete del reattore, provocando l’aumento della temperatura interna a causa della riduzione dello scambio di calore tra il nucleo e l’ambiente circostante. Si raggiunse così una temperatura pari ad almeno 2.250 °C (nel vapore radioattivo emanato dal nocciolo fu rilevato il rutenio, elemento che si scioglie a quella temperatura): si stava verificando una fusione.55 Di conseguenza la quantità di prodotti di fissione dispersi nell’atmosfera aumentò. Il piano di Legasov per salvare la centrale, originato dal disperato e sincero bisogno di fare qualcosa, era riuscito solo a peggiorare la situazione.

Una fusione avviene quando i componenti principali di un reattore (combustibile, rivestimento, barre di controllo eccetera) diventano così caldi da fondersi e trasformarsi in una specie di magma radioattivo in grado di bruciare il recipiente di contenimento e, potenzialmente, le fondamenta in calcestruzzo dell’edificio del reattore. Se il nucleo fuso avesse distrutto tutti i sistemi di contenimento e avesse raggiunto le falde acquifere, era possibile che si



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