Cinque stagioni by Abraham B. Yehoshua

autore:Abraham B. Yehoshua [Yehoshua, Abraham B.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2007-01-01T23:00:00+00:00

E a sera, mentre il buio si infittiva e il cielo si spruzzava di limpide stelle estive, e la città lottava contro la pesante calura, come una donna borbottante che si fosse destata or ora da un sonno profondo e si muovesse trascinandosi ancora dietro le lenzuola, Molcho aspettò Uri allo sportello della biglietteria del Cinema Edison, all’angolo di Via Isaia con Via Rabbi Isacco di Praga, sulla linea confinaria, non tracciata sulle mappe ma bene esistente, fra la Gerusalemme laica e i quartieri ortodossi di Gheulla e Zikhron-Moshé, che tutto d’un colpo si erano colmati di luce; e stando lì ad aspettare guardava un gruppetto che discuteva: entrare o no al cinema, dato che la proiezione del film era appena cominciata? Benché da tanti anni non fosse più capitato in quei paraggi, tutto pareva a Molcho così ben conosciuto, cristallizzato com’era nei ricordi della sua infanzia infelice, trascorsa poche strade distante. Quello era uno dei cinematografi della sua adolescenza, né era molto cambiato da allora l’edificio grande e bianco, che Molcho scrutava adesso con occhi - chissà poi perché - benevoli, guardando con affettuosa simpatia i tre piccoli gradini di marmo del suo ingresso e le lunghe vetrine in cui erano esposte, buttate sparse qua e là, fotografie di tre donne. Ricordava la grazia di certi momenti della sua adolescenza, quando era stato seduto lì in prima fila, in platea, con i biglietti da pochi spiccioli, e gli occhi gli si arrossavano perché era troppo vicino allo schermo lampeggiante, ma anche, a volte, si riempivano di vere lacrime, come quando aveva pianto il triste destino, alla fine del film-fiume Via col vento, di Vivien Leigh, e quelle lacrime si erano poi mutate in un fervente amore per l’attrice, un amore che era durato diverse settimane, nelle quali aveva fantasticato su chissà mai quale immaginaria possibilità di diventare, nonostante la sua giovane età, il cavalier servente della povera Rossella-VIvien. Il gruppetto di esitanti gerosolimitani si decise finalmente a entrare nel cinema e fu inghiottito dalla sala buia. La vecchia maschera chiuse le grandi porte a vetri, smorzò le luci dell’atrio e poi scomparve in un angolo. Molcho cominciò a innervosirsi: il marito di Ya’ara lo faceva aspettare davvero un po’ troppo. Forse non aveva capito bene dove avrebbero dovuto incontrarsi? O quella mattina lui l’aveva così deluso che Uri si era pentito dell’offerta fattagli e aveva deciso di scomparire? «E pensare che devo tornare stanotte stessa ad Haifa,»

brontolò Molcho, scendendo con rabbia, giù per la strada in pendio, verso il quartiere di Gheulla che stagnava là sotto, raccolto in una grande pozzanghera di luce. Gli dispiaceva di non essersi fatto dare l’indirizzo preciso di casa loro, il telefono non ce l’avevano. Ma alla fine gli si arrampicò incontro un autobus tutto colmo di luce; e Molcho scorse subito Uri seduto in quell’autobus quasi vuoto. Uri portava gli stessi abiti di quella mattina, solo che adesso aveva finalmente il cappello in testa, anche se lo teneva buttato indietro come in atteggiamento di libertà o di leggera protesta.

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