Claudius Claudianus. L'epitalamio per Palladio e Celerina by Chiara Pfisterer Bissolotti

Claudius Claudianus. L'epitalamio per Palladio e Celerina by Chiara Pfisterer Bissolotti

autore:Chiara Pfisterer Bissolotti [Bissolotti, Chiara Pfisterer]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Peter Lang Copyright AG
pubblicato: 2018-07-07T00:00:00+00:00


4.2 L’epitalamio: La prima apparizione di Venere (vv.1–25)

L’epitalamio si apre con la figura passionale di Venere, la dea dell’amore voluttuoso, e con l’immagine di un locus amoenus altrettanto sensuale. La comparsa ← 110 | 111 → inaspettata di Venere e la descrizione del suo ambiente idilliaco risvegliano inevitabilmente nel pubblico l’immagine dell’amore erotico, allontanandolo dalle attese tipiche di un epitalamio che vuole consacrare poeticamente la solennità ufficiale del matrimonio come vincolo legittimo. Venere è circondata da una natura rigogliosa e soave, mentre cerca di addormentarsi all’ombra di una grotta. Accanto a lei giace il suo seguito a cui appartengono Grazie e Amorini che, a loro volta, godono della quiete del luogo e dell’atmosfera blanda che li circonda. Questo luogo è caratterizzato da una natura artificiosa: la grotta di Venere è tappezzata all’interno di viti e ricoperta da una distesa d’erba e di fiori; il tralcio della vite ondeggia al soffiare lieve del vento, rinfrescando i grappoli d’uva che lasciano scorrere il loro succo abbondante.

L’accumulo di dettagli di un paesaggio che non sembra poter corrispondere alla realtà, ricorda le rappresentazioni dell’età dell’oro, presenti in Lucrezio, Virgilio e in gran parte degli autori dell’epoca classica (ex. VERG. ecl. 4,30-35; TIB. 1,1,10; 1,10,47). Il vino e l’uva, che simboleggiano la vitalità e la forza a volte incontrollabile per gli effetti dell’ubriachezza, sono associati ai fiori e all’erba, simbolo di freschezza, in un’ambiente ombreggiato che tradizionalmente rappresenta la pace, la soavità e il riposo (Cfr. SIGAYRET 2009, pp. 538–539). Questa descrizione sembra rispecchiare come buon augurio l’armonia dell’unione coniugale che attende Palladio e Celerina e che Claudiano menziona nell’adlocutio sponsalis alla fine dell’epitalamio (v.130: vivite concorde). Nell’immagine tradizionale del locus amoenus l’espressione crispatur opaca pampinus (vv.4–5) sorprende per la sua originalità (cfr. commento ai versi 4–5). Claudiano si sofferma inoltre sulla descrizione degli Amorini: mentre alcuni riposano al fianco della loro dea, altri giocano e scherzano, pur continuando a sorvegliare la grotta che deve essere protetta da eventuali intrusi. La grotta di Venere diventa un “lucus”, assumendo così una connotazione sacrale: defendunt alii lucum (v.17).

Improvvisamente la dea viene svegliata da un suono gioioso che giunge dalle vicinanze. Si tratta delle manifestazioni di gioia per le nozze dei giovani Palladio e Celerina, una coppia di cristiani di buona famiglia che vive nella cerchia aristocratica di Milano. Il destarsi improvviso di Venere e l’abbandono immediato della sua passività iniziale aggiungono all’evento imminente una nota rilevante. La dea si alza e cerca di ricomporsi, rinfrescando il suo viso ancora addormentato. Dopodichè si affretta alla ricerca di Imeneo, il dio del matrimonio, perché porti la sua protezione alla nuova coppia.

Una volta incontrato Imeneo e ricevute da lui le informazioni necessarie, Venere si accinge a raggiungere il luogo delle nozze per non venire meno al suo ruolo di pronuba accanto agli sposi. Deve assistere infatti la sposa ← 111 | 112 → nell’importante passo del matrimonio e sancire solennemente il legame matrimoniale della coppia nell’atto rituale della dextrarum iunctio.

La figura di Venere pronuba contrasta con l’immagine della Venere sensuale dell’inizio dell’epitalamio.



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