Codice Fenice Saga by G. L. Barone

Codice Fenice Saga by G. L. Barone

autore:G. L. Barone [Barone, G. L.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2021-02-03T13:43:54+00:00


23

Porto antico di Genova, 22 agosto. Il giorno successivo.

17:50.

Sul ponte degli Spinola faceva un caldo opprimente. Non tirava un alito di vento e decine di turisti ansimavano, all’ombra delle palme, in coda per entrare nell’acquario più importante d’Europa. Oltre il parcheggio, al di là dei piloni della sopraelevata che si affacciava sul Tirreno, la città si arrampicava rumorosa sulle alture dell’Appennino Ligure.

«Tre biglietti, per favore», esclamò Veneziani, con una banconota da cento euro tra le mani. Poco distante, le barche a vela ormeggiate al molo beccheggiavano placide nel mare del porto.

L’addetta annuì senza sorridere e fece scorrere sul bancone i ticket. Infilato il resto in tasca, il pubblico ministero tornò verso Sforza e Nobile, che lo aspettavano poco distanti, nei pressi del galeone Neptune.

«Perché ha scelto proprio l’acquario?», l’apostrofò Sforza, affondando le mani nelle tasche dei soliti jeans strappati. «Per tre turisti provenienti dalla Sierra Leone c’erano decine di luoghi più comodi da raggiungere».

«Semplice: non c’ero mai stato e sono appassionato di mare e di barche». Veneziani sorrise fissando il veliero di sottecchi. «Sapete che il Neptune non è un galeone originale? È stato costruito nel 1986 per il film Pirati di Roman Polanski». Dette un’occhiata all’orologio: erano in leggero anticipo per l’appuntamento.

«Alle 18 all’acquario di Genova», aveva concordato il giorno prima al telefono satellitare.

Il fatto che avessero trovato quel video a Paradise City era stato un colpo di fortuna. Uno dei pochi, in quella sfortunata trasferta africana. Quando il PM si era reso conto che Catilina durante la sua spiegazione parlava a beneficio di qualcuno, aveva dedotto che si dovesse trattare della stessa persona che l’aveva aiutato a Ginevra.

Lucrezia Borgia, aveva detto. E, il martedì precedente, quando aveva interrogato la segretaria di Greenidge, lei stessa aveva ammesso di essere stata soprannominata così.

«È vero che qualche amico mi chiama Lucrezia Borgia, solo perché lavoro qui…», erano state le sue esatte parole. Alla luce di quanto avevano scoperto, il PM si era persuaso che quell’amico dovesse essere proprio Catilina.

Se l’intuizione era corretta si spiegavano molte cose: Sybilla era tra i destinatari del video e ciò significava che faceva parte di Ararat. In effetti, quando il PM gliene aveva parlato, la ragazza si era irrigidita: in quel momento Veneziani non ne aveva compreso la ragione ma ora tutto era più chiaro, anche l’inaspettato aiuto con le coordinate di Saseno.

«È stata lei a lasciarmi le indicazioni per l’isola. Ho ragione?», le aveva chiesto al telefono, mentre erano ancora in Sierra Leone. Grazie al satellitare che Sforza aveva trovato nella RAV4, erano riusciti a contattare l’ufficio della donna che poi, dopo diversi minuti, li aveva richiamati. Per Sforza, Nobile e Veneziani si era trattato di una magra vittoria, dopo che a Paradise City avevano dovuto lasciare il corpo della povera Robin Ashton. La virologa era stata uccisa dal morbo in pochi minuti e non c’era stato nulla da fare. Ma adesso, almeno, avevano una prospettiva…

«Le coordinate?», aveva replicato Sybilla, la voce carica di tensione. «Davvero le interessa sapere questo?»

«Lei fa parte di Ararat. Voleva che vedessi il luogo dove erano stoccati i vaccini con i miei occhi.



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