Colore e Significato: Teoria e pratica nella pittura del Rinascimento (Italian Edition) by Marcia Hall

Colore e Significato: Teoria e pratica nella pittura del Rinascimento (Italian Edition) by Marcia Hall

autore:Marcia Hall [Hall, Marcia]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2016-01-24T23:00:00+00:00


Poiché è proprio la luce che ci permette di percepire il colore, questi due elementi non si possono considerare separatamente. Fu tuttavia l’eredità leonardesca a fornire ai seguaci del maestro i mezzi per studiarli distintamente. Il pittore, stabilendo come indirizzare la luce, è ora in grado di definire una sorta di gerarchia degli aspetti più o meno salienti: ciò a cui intende dare maggiore importanza risulta più illuminato, mentre gli elementi secondari retrocedono nelle zone d’ombra. Questo principio di subordinazione fu alla base del sistema della composizione del colore nella pittura dell’Alto Rinascimento e sostituì l’ormai defunto sistema dell’isocromatismo, riempiendo il vuoto che la sua scomparsa aveva lasciato. Sebbene l’utilizzo che l’artista faceva della luce variasse da una tecnica all’altra, ognuno di questi modi di trattare il colore esaltava o subordinava gli elementi dell’opera a seconda della loro luminosità. Lo sfumato e il chiaroscuro lo facevano in maniera più evidente, l’unione in modo meno esplicito, mentre il cangiantismo era quello ne faceva minor uso.

La concezione di un modo di trattare il colore che si potesse adottare o variare a seconda delle necessità, diverso dal colore proprio dello stile personale dell’artista, ha origine nella pratica di Raffaello a Roma. Prima di iniziare gli affreschi nelle Stanze Vaticane, il suo stile aveva subìto un’evoluzione, giungendo, nelle Stanze della Segnatura, a quella che ora, in retrospettiva, chiamiamo la tecnica dell’unione. Al momento di dedicarsi alla seconda Stanza, quella di Eliodoro, lo stile del colore che Raffaello adottò mostra una drammaticità molto più accentuata rispetto a quella della stanza precedente, in linea con il pathos delle scene raffigurate. La transizione verso la tecnica del chiaroscuro culminò nella Liberazione di San Pietro, resa in un’ambientazione notturna. In seguito, quando Raffaello ridipinse il soffitto di questa stanza sperimentò con lo stile che Michelangelo, nel frattempo, aveva esplorato nella Cappella Sistina. Potremmo considerare tutto ciò un tipico sviluppo stilistico, non fosse per il fatto che, nello stesso periodo, l’artista stava dipingendo alcuni pannelli e altri affreschi con la tecnica dell’unione. Gli affreschi di Isaia in Sant’Agostino e quelli in Santa Maria della Pace e il pannello della Madonna di Foligno, tutti contemporanei a Eliodoro, sono dipinti sviluppando il colore secondo le modalità dell’unione. La scelta di come applicare il colore dipendeva dalla modalità che meglio si confaceva al soggetto raffigurato.

Questi passaggi da una tecnica all’altra per poi ritornare a una tecnica precedente rappresentavano una novità assoluta, un nuovo atteggiamento pionieristico, che noi oggi definiamo come ‘pensiero modale’. Nella bottega di Raffaello Giulio Romano, Perino del Vaga e Polidoro da Caravaggio appresero a trattare il colore secondo questi diversi modi. Per loro era la maniera naturale di procedere. Quando, nel 1520, Raffaello morì, conformare il colore all’interpretazione della scena era ormai diventata la norma.



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