Come cavalli che dormono in piedi by Paolo Rumiz

Come cavalli che dormono in piedi by Paolo Rumiz

autore:Paolo Rumiz
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2014-11-25T23:00:00+00:00


15.

“Alé,” gridava, “kommen sie hinein”

Ora vedo me stesso come in un film.

C’è un uomo con un bastone e un piccolo zaino nero che esce dalla boscaglia ombrosa. Annaspa, gli manca l’aria. Ha sete di sole, si dà dello stolto, recita quasi un atto di dolore per avere poche ore prima ripudiato la luce e sognato romanticherie pluviali. Non aspetta i compagni, che indugiano ancora tra gli sfasciumi della fortezza. Patisce l’assedio di quegli alberi selvaggi, sente che il loro non è un cerchio sacro e quieto come quello dei cimiteri, ma un sabba di giganti nati dalla distruzione. Comincia ad averne timore.

Esce all’aperto, si stende sull’erba. Dice a se stesso: “Ma che viaggio sto facendo?”.

Si è accorto che più parla con i morti, più si addentra nella comprensione del presente. Come gli appare chiaro, da quel bastione in disfacimento, il destino infelice dell’Ucraina. Come legge bene il risveglio disgregante delle nazioni e la balcanizzazione dell’Europa. È tutto già scritto. Mormora: “Che imbecilli siamo, noi senza anticorpi della memoria, appiattiti sul transeunte, rimpinzati di nulla, percossi da un’attualità ansiogena. Quanto ci manca la Storia”. E più penetra i motivi della dissoluzione del suo vecchio impero, più gli appare lampante, nell’oggi, la decadenza della federazione di popoli cui appartiene. Forse non si è mai spinto così addentro nel presente, come da quando vaper cimiteri. Sente che non è solo la lettura dei libri. È anche la voce potente dei luoghi. Perché i luoghi hanno sempre un segreto da dire.

È quasi mezzogiorno. Luce intensa, caldo da maniche corte. Ai piedi della fortezza celata dall’impenetrabile boscaglia, l’uomo cammina solo con se stesso verso il sentiero, ma una gamba gli si impiglia in un roveto accanto a un ruscello. Tira forte, e gli si apre il pantalone. Uno squarcio sopra il ginocchio. Prova a staccare la stoffa con le mani, ma si punge e sanguina. Ora non sente più le voci dei compagni e vienepreso da un nervosismo irragionevole, vicino al panico. È incredulo: più cerca di sganciarsi, più il cespuglio lo tira a sé. Lo artiglia, gli impedisce di andare via. Non gli resta che arrendersi e aspettare gli altri, perché lo liberino dall’abbraccio. E intanto il roveto arde, crepita quasi nella luce forte, scosso dal vento leggero dell’est.

Sente che tutto fruscia intorno a lui. Pensa: magari è la voce del luogo, è il forte che vuol dirgli qualcosa. O forse è quello spazio illimitato, è l’incommensurabile pianura. Cerca, così, tra cielo e campanili, magari c’è un fantasma meridiano creato come turbine dal vento. Un uomo che attraversa la brughiera. Oppure l’onda gialla dei canneti. E invece nulla. Nulla all’orizzonte. Si sente solo un’aria conosciuta venire da una casa dei dintorni o dalla radio accesa di una macchina; sì, è di Richard Strauss, ora ricorda, è il Rosenkavalier, l’aria italiana, l’ha già ascoltata a Vienna alla Staatsoper. Nel 1911 fu scritta, forse è il richiamo del mondo di ieri, o solo coincidenza, non lo sa. Diventa più tranquillo, ora si lascia andare a ciò che mormora il roveto.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.