Come foglie al vento by Riccardo Calimani

Come foglie al vento by Riccardo Calimani

autore:Riccardo Calimani [Calimani, Riccardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-11-26T12:00:00+00:00


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Fossoli

Le conseguenze dell’emanazione dell’Ordinanza n. 5 si manifestarono ben presto.

Anticamera della deportazione divennero alcuni campi italiani: Fossoli (Modena), Borgo San Dalmazzo (Cuneo), Gries (Bolzano), Risiera di San Sabba (Trieste).

La data di apertura ufficiale del campo di concentramento di Fossoli fu fissata al 5 dicembre 1943, e in quello stesso giorno arrivarono 70 ebrei, uomini, donne, bambini, che aumentarono il 29 dicembre a 97 persone.

Il questore di Modena Paolo Magrini informò il direttore del campo che era previsto l’arrivo di altre 827 persone. Il gruppo maggioritario, in un primo momento, fu quello degli ebrei veneziani arrivati ai primi di gennaio 1944 e che, in precedenza, dopo la retata del 5 dicembre, erano stati confinati in via provvisoria nella Casa di riposo israelitica nel Ghetto Novo a Venezia.

“I veneziani” ha scritto Liliana Picciotto “avevano portato con sé coperte e materassi che a Fossoli mancavano. Il bagaglio era stato caricato su una chiatta a parte. Dopo l’appello svolto alla casa di riposo, gli sventurati, incolonnati tra due ali di passanti che piangevano e li incoraggiavano, erano saliti su un vaporetto speciale e portati a una stazione secondaria di Venezia. La stazione di Padova era stata bombardata, sicché da Venezia il treno per raggiungere Carpi dovette fare il giro passando da Castelfranco Veneto”.

Perché fu scelto il campo di Fossoli? A che cosa doveva servire? Concentrare tutti gli ebrei, sì, ma fino a quando? E per farne che cosa? E come si poteva pensare che parecchie decine di migliaia di persone, tanti erano gli ebrei in Italia, potessero essere simultaneamente internate in un campo di concentramento come quello, che aveva una capienza massima di poche miglia di unità?

Le autorità italiane sapevano che il campo veniva usato come luogo di transito per i contingenti di prigionieri destinati alla deportazione e allo sterminio in Germania?

Di fatto era stato messo in atto un meccanismo che prevedeva una divisione di ruoli. La polizia e altri corpi di pubblica sicurezza italiani dovevano ricercare, arrestare gli ebrei e sequestrarne i beni, che poi sarebbero stati definitivamente confiscati, e concentrare tutti i reclusi a Fossoli. I tedeschi avrebbero organizzato il trasferimento in Germania nei campi dove era previsto lo sterminio di uomini, donne e bambini.

Nel primo periodo il campo rimase sotto la sovranità italiana e fu concesso a don Francesco Venturelli, parroco di Fossoli, di entrare nel campo di concentramento per confortare quegli ebrei che si erano convertiti al cattolicesimo. Don Venturelli procurava cibo, vestiti e manteneva i contatti con altri parenti all’esterno.

La vita quotidiana dei prigionieri era triste, angosciosa, ma sopportabile. Molti si illudevano di aspettare in quel luogo la fine della guerra. I ragazzi giocavano a pallone, altri ne approfittavano per studiare o per seguire corsi di francese. Esisteva un giornale murale dove era possibile scoprire i turni di servizio a cui i prigionieri erano chiamati ogni cinque giorni. Chi era di turno aveva diritto alle croste di formaggio, alle cotiche di lardo e a una doppia razione di minestra e pietanza. Le marmitte venivano trasportate direttamente nelle baracche da due internati più giovani infilando due pali nei manici.



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