COME HO EVITATO LA PANDEMIA DEL 2020: La storia del ricercatore suicidatosi per aver profetizzato l’11 settembre e una pandemia che inizierà nel 2020 (Italian Edition) by De Mille John

COME HO EVITATO LA PANDEMIA DEL 2020: La storia del ricercatore suicidatosi per aver profetizzato l’11 settembre e una pandemia che inizierà nel 2020 (Italian Edition) by De Mille John

autore:De Mille, John [De Mille, John]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-03-19T16:00:00+00:00


Cap. 4 - L’occhio del ciclone

- notte tra 31/12/1999 e 01/01/2000 -

Il virus era stato debellato. Una serie di precauzioni, medicinali giunti dall’estero e tanta voglia della gente di dimenticare. Anche i numerosi decessi. Come se fosse stato normale, tutto sommato. Un incidente. Non è colpa di nessuno.

Ancora non sapevo quanto fosse passato, nei sogni non si ha sempre un calendario o un orologio a portata di mano, soprattutto quando servirebbe. Ma ero con gli amici d’infanzia a ridere e scherzare, ma avevo sempre quell’ormai maledetto aggeggio in mano. E non ero il solo.

Come in una sfera magica potevo guardarci dentro e leggere migliaia di dati e fare calcoli e valutazioni oggi possibili solo con i computer più moderni. La maggior parte della gente usava questa sua potenza per cose assolutamente sciocche e incomprensibili. Giochi per lo più. Si divertivano a usare le loro capacità intellettive associate ad un mezzo così potente per fare scherzi o farsi i fatti degli altri.

Ma io utilizzavo il telefono-computer per fare valutazioni tecnico-statistiche, e non so come mi rendevo conto che la situazione sarebbe precipitata: eravamo solo “nell’occhio del ciclone”.

Ne avevo visto uno in Florida, anche se lì lo chiamano uragano, “hurricanes ” “dio del male ” da una antica lingua caraibica. Era “moderato”, categoria 2. Devo confessare che mi ha affascinato molto più che spaventato. Egoisticamente ammiravo i tetti in lamiera divelti, qualche allagamento e gli alberi piegati. Nulla era di mia proprietà: dall’alloggio sicuro dal quale lo vedevo, quindi, era per me solo uno spettacolo.

Questa volta l’”uragano ” era di categoria 6. Se la sarebbero dovuta inventare apposta per spiegare una situazione con zero danni alle cose materiali e agli animali e il cento per cento di danni all’uomo, che animale non lo era più, ma questa volta a suo letale svantaggio.

Il virus aveva covato e si era evoluto rapidamente, in pochi mesi, per sovrastare i medicinali e le precauzioni. Perfino i disinfettanti. Evolversi era la sua caratteristica principale. Il metodo vincente scelto dalla natura per creare il nostro bel mondo variopinto pieno di straordinarie meraviglie .

Ogni singolo interruttore, ogni maniglia, ogni poltrona d’attesa aveva conservato qualche organismo invisibile che si era così potuto evolvere. E, subdolamente, ogni persona aveva continuato a “lavorare” per il virus. Ogni gesto, stretta di mano, bacio lo aveva diffuso. Anche solo stare in fila troppo ravvicinati era bastato perché il vapore acqueo contenuto nel respiro potesse passare da un soggetto ad un altro.

Ancora: in un mondo così globalizzato il contagio era inarrestabile. In Paesi come l’Italia, più ricchi di gesti interpersonali e di manifestazioni di affetto anche con persone non proprio vicine, il virus aveva trovato una più veloce e facile diffusione.

Da lì sarebbe ripartito. E io potevo leggerlo e calcolarlo con un potentissimo computer che mi stava nel palmo di una mano e poteva fare qualsiasi cosa. Ma sembravo il solo a saperlo. Non soltanto perché tutto era partito da me, ma anche perchè il resto del mondo sembrava non voler usare la potenza di questi dispositivi per altro che stupidaggini.



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