Come io vedo il mondo by Margherita Hack

Come io vedo il mondo by Margherita Hack

autore:Margherita Hack [Hack, Margherita]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2015-12-29T23:00:00+00:00


Capitolo sesto

Siamo figli delle stelle. Brevi cenni sull'universo

Lo studio del cielo risale ai tempi più remoti, ai nostri antenati: un giorno un ominide, quell'essere fra la scimmia e l'uomo, si alzò in piedi, alzò lo sguardo e vide le stelle. Fu inevitabile per lui chiedersi cosa fossero quei puntini luminosi, cosa fosse quella volta piena di lucine. Poi notò che alcune si muovevano, e le chiamò pianeti, mentre altre mantenevano immutate le loro posizioni relative, e le chiamò stelle fisse.

Il cielo è stato il primo testo scolastico e il primo libro scientifico dell'umanità. Sembra incredibile che si possa raccontare la vita delle stelle, che sono così lontane ed intangibili. In realtà, è molto semplice capire come funziona una stella e lo si era intuito già nell'Ottocento.

Le nebulose invece rimasero tali, ossia incomprensibili, fino all'inizio del Novecento: non si sapeva cosa fossero. Ora sappiamo che ci sono nebulose di due tipi: alcune sono vere e proprie nubi di gas, proprio come le nuvole che si vedono in cielo, e poi ci sono le galassie, quelle con la forma a spirale e quelle ellittiche, che sono grandi famiglie di stelle, come la Via Lattea, la nostra galassia, che contiene qualcosa come quattrocento miliardi di stelle. Possiamo dire che l'universo è organizzato secondo una struttura gerarchica: alla base ci sono le stelle, con i loro sistemi planetari, che si aggregano in queste grandi famiglie che sono le galassie; le galassie poi a loro volta si raggruppano in ammassi, che possono contenere centinaia o migliaia di galassie. Gli ammassi a loro volta si riuniscono in strutture ancora più grandi, i superammassi: questo, tutto insieme, è ciò che noi chiamiamo "universo".

Un importante contributo ai primi studi l'ha dato nell'Ottocento proprio un italiano, il gesuita Angelo Secchi. Secchi osservò che le stelle sono di colore diverso. Infatti alcune stelle sono di colore rossastro, come Betelgeuse, nella Costellazione di Orione; altre sono azzurre-blu, come Rigel, sempre nella Costellazione di Orione; altre ancora sono bianche, come Sirio, la stella più luminosa del nostro cielo boreale; e infine alcune stelle sono giallastre, come il nostro Sole. Secchi ipotizzò che le diverse colorazioni indicassero una differenza della temperatura superficiale delle stelle: fece l'analogia con un pezzo di metallo: se lo si porta ad incandescenza, dapprima diventa soltanto caldo ed emette calore ma non luce, cioè radiazioni infrarosse; se si continua ad aumentare la temperatura, il pezzo di ferro diventa rosso cupo, poi rosso brillante ed infine diventa bianco incandescente. In modo analogo, secondo Secchi, le differenze di colore delle stelle potevano indicare temperature diverse. Aveva ragione: all'inizio del Novecento, con gli studi sull'irraggiamento dei corpi a determinate temperature, si poté confermare con sicurezza la sua teoria. Le deduzioni erano valide sia per il pianeta Terra sia per le stelle.

In base a questi calcoli si è capito quindi che le stelle più fredde (quelle di colore rossastro) hanno temperature superficiali di duemila o tremila gradi, mentre quelle più calde possono raggiungere temperature superficiali anche di trentamila, quarantamila gradi. A queste temperature



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.