Come sbancare il lunario by Donald E. Westlake

Come sbancare il lunario by Donald E. Westlake

autore:Donald E. Westlake [Westlake, Donald E.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:44:20+00:00


XV

Alle quattro e venti di domenica mattina, col mondo ancora buio della notte del sabato, un’autopattuglia passò lentamente davanti alla roulotte che ospitava la banca. I due agenti in divisa a bordo dell’autopattuglia non degnarono la roulotte neanche di un’occhiata. Dentro la banca la luce restava accesa giorno e notte, come si poteva vedere attraverso le veneziane su tutti i lati, e gli agenti sapevano che dentro non c’erano soldi, neanche un centesimo. Sapevano anche che se un ladro, convinto che ci fosse del denaro, avesse tentato di entrare, avrebbe scatenato l’allarme, qualunque metodo usasse. L’allarme sarebbe suonato anche alla stazione di polizia e il centralinista li avrebbe avvertiti attraverso la radio della macchina. Dato che il centralinista non li aveva avvertiti, i due agenti erano sicuri che la roulotte era al sicuro e di conseguenza non la degnarono di un’occhiata.

La loro fiducia era giustificata. Tutta la roulotte era collegata con l’allarme. Se un dilettante avesse tentato di aprire una porta o avesse fracassa-to il vetro di una finestra, avrebbe fatto suonare l’allarme; ma anche se ci avesse tentato uno più esperto, l’allarme sarebbe suonato ugualmente. Ad esempio, tutto il pavimento della roulotte era pieno di cavi; se uno avesse aperto un foro nel pavimento per passare di là, anche così sarebbe suonato l’allarme. Lo stesso con il soffitto e le quattro pareti. Là dentro non poteva infilarsi neanche un passerotto, senza che la stazione di polizia non ne venisse avvertita.

I due agenti, mentre passavano, prestarono maggior attenzione all’edificio della vecchia banca, dall’altra parte della strada. Là dentro avevano già rubato del materiale per costruzione e avevano compiuto pure atti di van-dalismo, anche se non si capiva come a qualcuno potesse venir in mente di danneggiare un edificio che, tanto, doveva essere abbattuto. Comunque, agli agenti non spettava chiedersi il perché, e così fecero passare le luci delle torce sulla facciata della vecchia banca, non videro niente di sospetto o fuori del normale e proseguirono.

Murch li lasciò allontanare di un isolato e poi scese dalla cabina del camion parcheggiato subito dopo l’angolo della strada laterale, vicino a un’estremità della roulotte. Il camion di quella sera, con la scritta “Biancheria Hoity Toity”, era stato ispezionato molto più a fondo da Kelp prima di essere rubato, e Murch ormai si era fatto spiegare la ragione del pandemonio della sera prima, e così adesso erano tutti di umore migliore. Murch, anzi, pentito per aver imposto ai suoi amici un ritorno a casa molto più disage-vole di quanto non fosse stato necessario, faceva di tutto per mostrarsi allegro e servizievole.

Nel cassone del camion, oltre a Dortmunder, Kelp, Herman e Victor, c’erano i due blocchi di ruote per la roulotte, ora molto cambiati. I ragazzi avevano passato il sabato pomeriggio nella fabbrica abbandonata, a mettere nuovi pneumatici alle ruote e ad applicare ai blocchi listelli di ferro per portarli all’altezza giusta. Adesso i blocchi pesavano quasi il doppio di prima e riempivano la maggior parte del cassone.

Murch aprì le portiere posteriori e disse: «I poliziotti sono appena passati.



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