Con Borges by Alberto Manguel

Con Borges by Alberto Manguel

autore:Alberto Manguel [Manguel, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: by LiB3
editore: LiB3
pubblicato: 2013-06-26T00:00:00+00:00


A un giovane scrittore

E inutile che coltivi

l'idea di progredire

perché anche se scrivessi una marea

l'ha già scritto Borges{16}.

A trent'anni aveva già scoperto tutto, perfino le saghe anglosassoni che tanta importanza avrebbero poi avuto nei suoi studi: già nel 1932 aveva esplorato quelle remote letterature in Le «Kenningar», meditazione sul carattere artificiale e sull'effetto delle metafore. Rimase fedele ai temi della sua giovinezza, cui tornò ripetutamente nel corso di decenni di distillazione, interpretazione e reinterpretazione.

La sua lingua (e il suo stile) derivava in larga misura dalla lettura e dalla traduzione in spagnolo di autori come Chesterton e Schwob. Ma un'altra fonte era la conversazione di tutti i giorni, la civile abitudine di sedere in compagnia di amici a un tavolo di caffè o a cena e discutere con umorismo e intelligenza le grandi, eterne questioni. Borges aveva un talento per il paradosso, per il giro di frase insieme dimesso e illuminante, per il non–elegante, come l'ammonimento rivolto al nipote di cinque o sei anni: «Se ti comporti bene, ti do il permesso di pensare a un orso».

Non sopportava la stupidità e una volta, dopo aver conosciuto un professore universitario particolarmente ottuso, disse: «Preferirei conversare con un farabutto intelligente». C'è sempre stata in Argentina una disposizione nazionale a conversare, a mettere la vita in parole. In altre società dibattere questioni metafisiche sorseggiando un caffè può sembrare pretenzioso o assurdo; non così in Argentina. Borges amava la conversazione e per i suoi pasti sceglieva quelli che chiamava «cibi non invadenti», riso o pasta in bianco, in modo che l'esperienza di mangiare non lo distraesse dalla discussione. Era convinto che chiunque può sperimentare ciò che altri hanno sperimentato e da giovane apprese senza meraviglia che uno scrittore amico di suo padre aveva riscoperto da solo le idee di Platone e di altri filosofi. Macedonio Fernàndez scriveva e leggeva poco, ma pensava molto ed era un brillante conversatore. Per Borges diventò l'incarnazione del pensiero puro: un uomo che nelle lunghe conversazioni a un tavolo di caffè non faceva che porre e cercare di risolvere quelle vecchie questioni metafisiche intorno al tempo e all'esistenza, ai sogni e alla realtà che in seguito sarebbero diventate la sostanza di tutta l'opera borgesiana. Con la liberalità di un Socrate, Fernàndez offriva a chi lo ascoltava la paternità delle sue idee. Diceva per esempio: «Avrà certamente notato, Borges…» o «Come ha sicuramente capito, signor Taldeitali…», e procedeva attribuendo al signor Taldeitali o a Borges una scoperta che aveva appena fatto lui. Aveva uno spiccato senso dell'assurdo e un umorismo tagliente. Una volta, per zittire un entusiasta di Victor Hugo (che Macedonio trovava prolisso), esclamò: «Victor Hugo, che insopportabile parolaio!



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