Confessioni di un trafficante di uomini by Andrea Di Nicola Giampaolo Musumeci

Confessioni di un trafficante di uomini by Andrea Di Nicola Giampaolo Musumeci

autore:Andrea Di Nicola, Giampaolo Musumeci [Nicola, Andrea Di & Musumeci, Giampaolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Emigration & Immigration
ISBN: 9788861905658
Google: 0G-DAgAAQBAJ
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2014-01-21T23:00:00+00:00


La porta d’accesso greca

La regione greca di Evros, al confine con la Turchia, è diventata negli ultimi anni la nuova porta d’accesso al sogno europeo. Si entra dalla Penisola anatolica, un tempo via mare, ora via terra. La rotta greca è quella preferita da siriani, afgani, pachistani, curdi, magrebini, ma anche da migranti dell’Africa subsahariana come ghanesi o nigeriani. Arrivare a Istanbul è facile: un visto per la Turchia non lo si nega quasi a nessuno così i migranti si concentrano lì. Oppure a Smirne, sulla costa: nelle baracche, nei sobborghi, in attesa di ripartire. E poi si tenta il passaggio. Fino al 2011 i dati ufficiali di Atene parlavano di 512.000 clandestini entrati in Europa attraverso la Grecia. E proprio il confine lungo il fiume Evros è considerato il punto debole. Non sempre sono immigrati illegali, molti sono rifugiati che scappano da zone di guerra. Secondo Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, fino a pochissimi anni fa ogni giorno circa 250 persone attraversavano illegalmente questo confine. Negli ultimi dodici mesi il numero dei passaggi è diminuito – complice una barriera di acciaio e filo spinato, dal forte sapore propagandistico, eretta dal governo greco – a fronte di un aumento attraverso le isole dell’Egeo orientale e della Bulgaria. Il problema quindi è tutt’altro che risolto.

Per attraversare il fiume Evros, che divide la Grecia dalla Turchia lungo un confine di 150 chilometri, i migranti pagano dai 500 agli 800 euro. Si guada di notte, con piccoli battelli o con dei canotti. Il trafficante li fa approdare in piccoli gruppi, da un minimo di cinque a un massimo di dieci persone. Spesso è lo stesso smuggler che spinge il battello nel fiume per poi lasciar fare il resto ai migranti.

È l’alba di una fredda mattina di aprile del 2012. Vediamo l’intera operazione con i nostri occhi, acquattati nei cespugli. Per giorni abbiamo monitorato la zona, per capire quali potessero essere gli approdi. Una volta individuato il punto strategico, ci siamo appostati nel buio, attendendo che trascorresse la notte. Abbiamo aspettato ore prima di avvicinarci, l’intera area lungo il fiume è pattugliata e se i militari greci ti beccano è finita. Bisogna essere molto cauti anche con i trafficanti, che molte volte sono armati. Hanno pistole, spesso anche fucili. Quando quel giorno di aprile i nove algerini abbandonano al fiume il piccolo canotto giallo, e con i piedi nell’acqua tentano di arrampicarsi sulla sponda greca dell’Evros, il trafficante turco si è già dileguato. Le sue ultime parole nella penombra sono: «Go! Go!», per incitare i migranti di turno a usare i due piccoli remi e guadagnare l’Europa. Il canotto resta lì, impigliato tra i lunghi rami che lambiscono l’acqua del fiume. Quel trafficante di cui abbiamo scorto appena la sagoma è ora pronto a tentare nuovi passaggi. Ma con sempre maggiore accortezza e circospezione. È diventato infatti molto rischioso per gli smuggler turchi accompagnare i migranti sul suolo greco, dopo i tanti arresti compiuti lungo il confine dall’Astynomia, la polizia ellenica.



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