Confesso che ho stonato by Stefano D’Orazio

Confesso che ho stonato by Stefano D’Orazio

autore:Stefano D’Orazio [D’Orazio, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788874968244
editore: Kowalski
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Arrivò l’estate. Estrapolato, come si diceva allora, da Parsifal, uscì il singolo Io e te per altri giorni che andò subito al primo posto della hit e ci rimase per venti settimane e con quel biglietto da visita fugammo tutti i dubbi circa il dopo Fogli.

Ripartimmo in tour. Tanto per essere ancora più ingombranti, ci facemmo costruire dallo Scalificio Bolognese un palco che pretendevamo di montare in ogni discoteca dove andavamo. Avevamo anche un nuovo staff di tecnici tra cui i pittoreschi fratelli Presta: Agostino e Lorenzo, magri come chiodi e con liscissimi capelli neri lunghi fino al culo; c’era Pasquale, addetto alla batteria, e Gino, autista del camion con licenza di autorizzare lo scarico degli strumenti solo dopo il via libera di Gabriele, il segretario modenese addetto alla verifica delle esigenze contrattuali: se tutto era come richiesto ok, altrimenti Gino, in un misto calabro-fiorentino, intonava un risoluto: “Pultroppo... giro i camio e vado via!”.

Tra i gestori delle maxi balere era ormai risaputo che i Pooh erano degli enormi scassacazzi, ma alla fine, nonostante tutte le menate che si portavano dietro, erano una garanzia di tutto esaurito e poi facevano un bello spettacolo, per cui toccava sopportarli.

Arrivammo a Trieste dove dovevamo tenere un concerto al Castello di San Giusto. Erano quasi le due del pomeriggio e stavo seduto con i tecnici in un bar sul lungomare. Si sente una frenata da gran premio: una macchina aveva appena evitato di investire una signora che stava attraversando con annessa bambina per mano. Scende un tizio incazzatissimo che prende a strattonate la signora mentre la ragazzina attacca a piangere terrorizzata.

Tra il brusio dei presenti sconcertati, mi alzo e, forse ancora con nelle orecchie le gesta del prode Parsifal, mi butto nella tenzone a difesa degli oppressi.

“Lasci stare... semmai la prossima volta vada più piano che ha lasciato per terra dieci metri di frenata... a momenti le ammazza e si incazza pure?”

Con un accento da padrino, il kamikaze mi replica:

“E tu chi sei? Fatti i cazzi tuoi e cammina!”.

Nel frattempo intorno alla scena si andava assembrando un po’ di gente.

“Fatti i cazzi tuoi? Viaggiavi come un pazzo e invece di chiedere scusa a queste due che quasi mettevi sotto, mi dici pure fatti i cazzi tuoi?”

“Ricciolino... è meglio che ti levi dai coglioni!”

La signora nel frattempo era scoppiata in lacrime dicendo qualcosa in jugoslavo e io a quel punto mi riappropriai delle mie origini:

“Aaaa cuccuruccù, datte ’na carmata... je stai a urlà in faccia che questa manco te capisce, me sa che è mejo che dai cojoni te ce levi te che dopo ’sta figura de mmerda poi pure risalì in machina e annattene affanculo!”.

Sintetico e conciso il mio pensiero non parve però sortire buoni effetti.

“Stai attento a come parli che io sono un capitano dei Carabinieri e chiamo il comando e ti sbatto in galera.”

“E me cojoni! Il comando lo chiamo io, cazzaro ignorante! Pasquale, telefona al 113 che ora vediamo se un capitano dei Carabinieri può piombare a cento all’ora in piena



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