Consegna su richiesta by Varian Fry

Consegna su richiesta by Varian Fry

autore:Varian Fry
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2013-03-14T16:00:00+00:00


4.

Serge soprannominò la villa «Château Espère-Visa» (Castello Spera-Visto) perché la metà degli ospiti aspettava un visto, e mettemmo un cartello con questo nome sul cancello. In qualsiasi altro momento la vita tra quelle mura sarebbe stata idilliaca. L’inverno del 1940-41 era molto lontano dall’esserlo. Dormivamo con i cappotti e la domenica mattina andavamo in cerca di legna nella pinède. Non c’era un riscaldamento centralizzato e anche se ci fosse stato non c’era il carbone; la legna era il nostro solo carburante e la usavamo anche per cucinare.

Per le camere da letto acquistammo le poêles, delle stufette di ferro, piccole, rotonde, che riempivamo di carta e legno prima di andare a letto, pronte per essere accese al mattino.

Trovare cibo era difficile quanto riscaldarsi e se lo avessimo realizzato prima dubito che avremmo scambiato le relative sicurezze della vita d’albergo e dei ristoranti per Air-Bel, nonostante le sue bellezze e le sue virtù. Il razionamento era stato introdotto da tempo ma nei negozi non c’era neanche quel poco cibo previsto. La governante, una marsigliese di mezza età, di nome Madame Nouguet, passava la maggior parte del tempo al mercato e spesso tornava con una faccia stanca e preoccupata e il cestino della spesa mezzo vuoto. Nei campi c’era però una mucca clandestina (non dichiarata alle autorità) e così avevamo il latte per il «caffè» e a volte anche il burro per il pane.

Il vino era di grande aiuto. Più diminuiva il cibo, più bevevamo. A volte, il sabato sera, compravamo dieci o dodici bottiglie di Châteauneuf-du-Pape, Hermitage, Mercurey, Moulin-à-Vent, Juliènas, Chambertin, Bonnes Mares o Musigny e passavamo la serata a bere e a cantare. Danny Bénédite conosceva la musica e le parole di molte vecchie canzoni francesi, alcune terribilmente chiassose e volgari, altre dolci e malinconiche, che rimanevano in testa, e passavamo ore e ore a cantarle. Le mie preferite erano Les femmes de France, Nous étions trois jeunes héros e Sur les bords de la Loire. Ma la canzone che identificavo di più con Air-Bel era Passant par Paris: anche oggi non posso fischiettarla senza ritrovarmi davanti agli occhi l’immagine vivida della buia sala da pranzo con le bottiglie e i bicchieri sul tavolo e Danny e Jean che si dondolano sulla sedia cantando questo bellissimo ritornello.



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