Coriolano della Floresta by Luigi Natoli

Coriolano della Floresta by Luigi Natoli

autore:Luigi Natoli [Natoli, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838936593
editore: Sellerio editore
pubblicato: 2017-06-07T16:00:00+00:00


Capitolo 61

Cesare era diventato l’amico intimo del cavaliere don Mariano Ventimiglia, il quale era un uomo piacevole, pieno di trovate, ed un perfetto giocatore di carte.

Con ammirabile pazienza, coadiuvato da Cesare che lavorava dalla parte opposta, aveva potuto intaccare il muro così profondamente, che non era riuscito poi difficile far cadere una delle pietre e aprire una breccia che, se non consentiva ancora di far passare una persona, bastava a tenere l’uno in compagnia dell’altro. Essi avevano cura di rimettere la pietra a posto, quando aspettavano la visita del custode che, del resto, non era minuziosa, né frequente.

In questo modo poteva ben dirsi che facevano vita in comune, il che rendeva a Cesare meno penosa quella prigionia; ma nonostante questa comunità Cesare non era riuscito a penetrare nella vita del suo compagno, che aveva un non so che di misterioso e di riservato.

Non si era potuto e saputo spiegare, per esempio, da chi don Mariano ricevesse denari e notizie di quello che accadeva in città. Una sola volta era venuto a visitarlo qualcuno, che Cesare non aveva veduto, ma che don Mariano gli aveva detto fosse un parente; intanto il cavaliere sapeva giorno per giorno quello che avveniva fuori del Castello. E un’altra cosa meravigliava Cesare, che il cavaliere non fosse stato interrogato dal fiscale, né giudicato. Dopo quella chiamata nelle stanze del castellano, lo avevano lasciato in pace come se l’avessero dimenticato.

«Così va la giustizia da noi!» spiegò don Mariano. «Delitti che vorrebbero una indagine e un giudizio maturo, si sbrigano in due o tre giorni, come talenta al viceré, e si manda sulle forche un disgraziato nella maniera più spiccia; e delitti che dovrebbero sbrigarsi subito, perché chiari ed evidenti e di poco conto, aspettano mesi e mesi!».

Del resto non v’era da meravigliarsi; neppure Cesare ancora aveva subito l’esame del magistrato; anche lui aspettava di sapere di quali delitti fosse veramente accusato.

Don Mariano gli diceva: «Non ve ne inquietate. Più tempo passa e meglio è per voi. Dice il proverbio: “Piglia tempo e camperai”. Ma del resto vedrete che fra qualche giorno il fiscale vi chiamerà nella stanza degli interrogatori...».

Una mattina don Mariano disse a Cesare: «Sapete di che cosa siete accusato?».

«No. Suppongo per la mia fuga dalla galera...».

«Questa è una cosa secondaria... Siete accusato d’essere uno dei capi dei Beati Paoli».

«Oh! Io!» esclamò stupito Cesare. «Io, uno dei capi?».

«Così suppongono...».

«Ma questa è una bestialità!... Chi li conosce questi Beati Paoli? Chi sa che cosa siano?».

«Io vi riferisco quello che ho saputo...».

«Ma chi ve l’ha detto? È una sciocchezza...».

«Sarà una sciocchezza, ma è appunto l’accusa che pesa sul vostro capo... Vedrete quando sarete interrogato. Ho voluto dirvelo, perché possiate mettervi in guardia...».

«E come difendersi da una invenzione di questo genere?».

«Negate...».

«Lo so bene, negherò; negherò con tutte le mie forze, con tutto il calore della mia sincerità...».

«Vi metteranno alla tortura...».

Un brivido corse per le membra di Cesare. «Perché mi metteranno alla tortura?».

«Bella! Per farvi confessare il vostro delitto...».

«Ma io non ho commesso quello di cui mi si accusa...».

«Non importa. Vi si costringerà a confessarlo lo stesso.



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