Cospirazione Vaticano by Peter Hogenkamp

Cospirazione Vaticano by Peter Hogenkamp

autore:Peter Hogenkamp [Hogenkamp, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2021-06-13T22:00:00+00:00


Capitolo 25

Lucci si fermò davanti all’ingresso dell’appartamento papale e si prese un momento per ricomporsi. Se c’era una cosa che detestava, era essere convocato quando aveva molte altre cose da fare. L’estate, inoltre, peggiorava ulteriormente il tutto, perché Giovanni Paolo iii si trovava a Castel Gandolfo, a mezz’ora di macchina attraverso il labirinto di strade di Roma. Ma Lucci era diventato ciò che era proprio grazie alla sua abilità di navigare nelle infide acque della gerarchia vaticana; a prescindere dalle loro differenze, Giovanni Paolo iii era ancora il sommo pontefice della Chiesa Cattolica Romana e Lucci gli doveva rispetto.

Bussò due volte e aprì la porta; non c’era nessuno nell’appartamento. Passò davanti agli scaffali e alla scrivania carica di testi, riviste e manoscritti, dirigendosi verso il portico con vista sul lago Albano. Il papa non aveva il benché minimo ordine, pensò, mentre girava intorno a un tavolo vecchio di cinquecento anni appesantito da una pila disordinata di libri antichi, ma la sua genialità era innegabile. In un’occasione Lucci aveva commesso l’errore di sottovalutare il pontefice e non l’avrebbe più rifatto.

Giovanni Paolo iii era seduto su una sedia di vimini nel portico. C’era una seconda sedia dall’altra parte di un piccolo tavolo e il papa gli fece cenno di sedersi. Una piccola brocca di vino bianco sgocciolava per il caldo e Lucci notò che il suo bicchiere era già stato riempito. Era chiaro che non sarebbe stata una conversazione veloce e i suoi pensieri andarono alla montagna di scartoffie sulla sua scrivania.

«Santità».

«Buonasera, eminenza. Grazie per esserti unito a me».

Lucci sorseggiò il vino e il suo spirito si risollevò. Almeno il papa aveva avuto il buon senso di offrirgli un’annata decente, tanto per cambiare: un bianco proveniente dalle ripide pendici dell’Etna, nell’isola natale di Lucci. «Avevo scelta?».

Il papa scoppiò a ridere. «Si ha sempre una scelta. Ricordatelo quando non ci sarò. Si ha sempre una scelta, anche quando si è certi di non averla».

«Avete intenzione di andare da qualche parte?».

Il papa riempì il suo bicchiere di vino, annuendo. «Parto tra due giorni».

«Dove?»

«Nigeria».

Normalmente una visita papale in un Paese straniero richiedeva un’organizzazione imponente; tutto, dalle ovvie questioni di sicurezza alle sottili preoccupazioni politiche, doveva essere soppesato e bilanciato. Era impossibile che un’impresa di quella portata non fosse giunta all’attenzione di Lucci, eppure ne era totalmente all’oscuro.

«Non ne ero al corrente».

«Ho chiesto al colonnello Jaecks di mantenere il riserbo. Non si tratta di una visita ufficiale».

«Andate in vacanza?».

Il papa scrollò le spalle. «Diciamo così. Mi ero già ritagliato svariate settimane. Ho semplicemente cambiato il luogo».

«Non sapevo che la Nigeria fosse una destinazione vacanziera».

«Sappiamo entrambi che non lo è».

Lucci rifletté sulle sue parole con un sorso di vino, che sapeva dei minerali trattenuti dalla terra nelle frequenti eruzioni dell’Etna. «Se state cercando il principale responsabile dell’attentato, allora dovreste volare a Riyadh, santità».

«Ho deciso di lasciare il problema saudita a te. Dopotutto sei il segretario di Stato».

Una saggia decisione, pensò Lucci. «Allora perché andate in Nigeria?».

Il papa non rispose, ma Lucci conosceva la risposta.

«I nigeriani non sono il problema.



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