Cristoforo Colombo by Cesare De Lollis

Cristoforo Colombo by Cesare De Lollis

autore:Cesare De Lollis [Lollis, Cesare De]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:38:15+00:00


SECONDO VIAGGIO.

DA CADICE ALLE CANARIE E QUINDI ALLA

DOMINICA.

NAVIGAZIONE A TRAVERSO L’ARCIPELAGO

CARAIBICO

La flotta fece vela all’alba del 25 settembre 1493, in mezzo ad un festoso risonare di corni e di trombe, commisto all’eco delle bombarde che si propagava per le curve del lido. I teneri addii si mescolavano agli auguri più caldi pei naviganti che andavano alla ricerca dell’oro a traverso un mare che aveva perduto, per opera dell’esploratore genovese, la fama secolare di mare tenebroso e popolato di mostri. Colombo ebbe il buon viaggio dai suoi due giovani figli, Diego e Fernando, che ammiravano attoniti la magnificenza e la riverenza di cui era circondato il loro padre, fino ad un anno prima povero e deriso come visionario.

La rotta fu anche questa volta in direzione delle Canarie alla maggiore Cesare De Lollis

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1985 - Cristoforo Colombo

delle quali, chiamata appunto la Gran Canaria, giunse la flotta il 2 ottobre.

Ma di là ripartirono il giorno stesso, verso la mezzanotte, diretti per la Gomera, dove approdarono il giorno 5.

Vi rimasero due giorni, intesi a completare le provvigioni e specialmente a procurarsi semi, piante, animali destinati a riprodursi nelle nuove terre.

Michele da Cuneo, un savonese che faceva parte della spedizione, descrive le accoglienze liete fatte alla flotta al suo arrivo in quell’isola, e aggiunge che questo fu «per cagione della signora del detto luogo della quale fu alias il nostro signor ammiraglio tinto d’amore». Ora, la signora dell’isola era ancora quella stessa Beatrice di Bobadilla, la bella marchesa, che nel campo di Santa Fe non aveva sdegnato di por l’occhio amoroso sul povero Colombo perduto tra la folla luccicante e beffarda dei cortigiani.

Al momento di riprendere il viaggio, l’ammiraglio consegnò a ciascun pilota un piego sigillato contenente il tracciato della rotta per l’isola Espanola. Proibì tuttavia severamente di dissuggellare il piego, eccetto che se, a causa della tempesta, le navi dovessero perdere di vista la capitana: precauzione necessaria, per non rendere così generalmente noto il cammino delle Indie che il re di Portogallo dovesse esserne informato. Il dì 13 perdé di vista l’isola del Ferro (Hierro), l’ultima delle Canarie, e in quel punto accentuò la rotta verso il sud. Il 26 la flotta ebbe a combattere con una terribile tempesta che, secondo l’ammiraglio stesso notò nel suo Giornale di bordo, e i principali relatori sincroni confermano, si calmò solo «allorquando comparve sulla gabbia della capitana il corpo di sant’Ermo in mezzo a sette candele accese». Così, con un viaggio reso più lungo dai tempi contrarii, giunsero in vista di una prima isola, domenica, 3

di novembre. Perché scoperta di domenica, l’ammiraglio la chiamò

«Dominica». Ma non riuscendo a trovarvi porto, lasciò una nave a costeggiar l’isola, ed egli colle altre proseguì oltre verso ponente, fino ad una seconda isola che, dal nome della nave ch’egli montava, chiamò

«Mariagalante». Di essa, allo stesso modo come aveva fatto in San Salvador, nel primo viaggio, prese possesso in nome dei re Cattolici, e con fede di notaio. Ripartita il 4, la flotta incontrò nella medesima direzione una terza isola, maggiore delle due



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