Cuore di rondine by Comandante Alfa

Cuore di rondine by Comandante Alfa

autore:Comandante Alfa
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Longanesi
pubblicato: 2015-07-10T22:00:00+00:00


Sono le otto di mattina del 9 maggio 1997.

Parte l’operazione Campanile di Venezia. Nel mio gruppo ci sono altri tre: Bruce Lee, campione del mondo di thai boxe, Cecco, esperto di esplosivi, e un giovane al suo primo intervento. Ci viene assegnato il compito di scalare il campanile e infiltrarci all’interno attraverso le finestre sopra la loggetta del Sansovino per poi proteggere il gruppo che attaccherà dalla cima.

Ognuno di noi, oltre alla tuta blu scuro di ordinanza, indossa l’equipaggiamento completo, che consiste in un giubbotto antiproiettile, un corpetto operativo con caricatori di riserva, bombe a mano, flash bang, maschera antigas e varie cariche esplosive. Il viso è nascosto dall’immancabile mefisto, coperto a sua volta dal casco antiproiettile con visiera e visore incorporato. E poi lui, indiscutibile compagno e amico fidato, l’Heckler & Koch MP5.

Prendiamo posto sulla pedana sul tetto del Range Rover e ci dirigiamo verso la parete sinistra del campanile, innalziamo per intero tutte le scale già montate e cominciamo l’attacco. Io sono il primo. Tiro la fettuccia, sgancio il moschettone e lascio che gli ultimi metri di scala si appoggino al marmo della parete. E qui subito troviamo un’amara sorpresa pronta ad attenderci.

Il Range Rover è stato sistemato lontano dal muro perimetrale del campanile a causa del porticato e quindi la scala ha un’inclinazione eccessiva e risulta troppo corta. Dalla punta estrema della scala alla balaustra della loggetta del Sansovino c’è uno spazio di oltre due metri di parete in verticale. Il tempo per riflettere è ridotto a pochissimi secondi. So che i miei colleghi seguiranno senza batter ciglio la mia scelta. Non ho tempo per indugiare tra le varie ipotesi. Devo procedere. Tenendomi in equilibrio salgo sull’ultimo piolo e mi distendo in verticale cercando con lo sguardo un qualsiasi supporto in grado di sostenermi. Ho bisogno di un appiglio a cui aggrapparmi per darmi lo slancio, scattare verso l’alto e superare la balaustra. Con me ci sono anche i trenta chilogrammi dell’equipaggiamento. In questo momento li sento tutti, uno per uno, e vorrei tanto essere più leggero. Mi ritrovo davanti una trifora di marmo a tutto sesto con un imponente rosone centrale. Sono alla ricerca di un punto d’appoggio. Il marmo è un materiale resistente, ma lo sarà abbastanza, visto il peso che dovrà sostenere? Basteranno Venere, Giove e Minerva a proteggermi dopo secoli d’intemperie ed esposizione al sole? Secondi infiniti, poi il mio sguardo è catturato dai contorni di un putto bianco con una gambetta che sporge in fuori e sembra essere messa lì in attesa del mio arrivo. La scelta è fatta. Sposto il mio MP5 verso la schiena, mi butto in avanti e vado. Afferro con la mano destra la gamba del putto, poso il piede destro su un sottile fregio in basso e con il sinistro cerco qualcosa di più solido. Ricordo come fosse ora di aver spostato tutto il peso del corpo sull’aggancio della mano destra e di aver incrociato lo sguardo del putto bianco. O forse era un angelo? Che attimi!

Frazioni di secondo.



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