Dannati by Glenn Cooper

Dannati by Glenn Cooper

autore:Glenn Cooper [Cooper, Glenn]
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: ebook
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2014-09-24T22:00:00+00:00


Si svegliò di soprassalto. Era buio. Tastando tutt’attorno, capì di essere steso su un pavimento di roccia ricoperto di fieno viscido e puzzolente.

«C’è nessuno?» chiamò, prima in un sussurro, poi a voce più alta. Cercò di mettersi in piedi nonostante il senso di vertigine. La testa gli faceva un male del diavolo, ma la lucidità mentale e l’assenza di nausea gli fecero capire che non aveva un’emorragia cerebrale. «Ehi! C’è nessuno?»

Provò in francese. Niente. Allungò le braccia in avanti per esplorare il luogo in cui si trovava e s’imbatté subito in un muro di pietra, poi in un altro e in un altro ancora, finché le mani non si posarono su una porta di legno sprangata. Era in una cella. Prigioniero.

Svuotò la vescica contro una parete e si sedette sulla paglia quando il senso di vertigine ebbe la meglio su di lui. Poi sentì un rumore.

Passi.

Si rialzò, ma era troppo intontito per battersi.

La porta si aprì lentamente.

«State bene?» disse un uomo con una candela in un inglese incerto.

«Mai stato meglio. Dove sono?» rispose lui, riparandosi lo sguardo dalla fiammella che gli faceva male agli occhi.

«A Parigi.»

«A Parigi dove?»

«Nel palazzo del re, sull’Île de la Cité.»

«È dove si trova la cattedrale di Notre-Dame.»

«Sulla Terra, non qui.»

«E gli uomini che erano con me?»

«Colui che si chiama Marcel ha riportato una grave ferita. Gli altri, sfortunatamente, sono riusciti a scappare. Voglio i loro nomi. Purtroppo Marcel non è più nelle condizioni di parlare.»

«George.»

«George?»

«Esatto. Si chiamano tutti George. I cognomi non li ho afferrati.»

«Capisco. Il mio nome non è George, ma Guy Forneau, e sono ministro del re. Ora verrete con me.»

«Devo lasciare questo paradiso? Non lo so, Guy.»

«Molto divertente. Venite, il re non vede l’ora d’incontrare un uomo vivo.»

«Che combinazione, anche io non vedo l’ora d’incontrare un re morto.»

La cella era in una segreta illuminata da torce, su cui si aprivano numerose porte di legno.

«Metteteli.» Forneau gli indicò dei vestiti su una panca. «Non potete presentarvi al cospetto di sua maestà con i vostri abiti rivoltanti.»

«Si sente la puzza di merda, eh?» Le ginocchia gli cedettero. Sarebbe crollato a terra se un soldato non lo avesse sostenuto. Si sedette sulla panca e diede un’occhiata ai vestiti: un paio di pantaloni di serge blu, un’ampia camicia di lino bianco e una corta giacca nera. Si sfilò gli stivali con un gesto brusco e si spogliò fino a restare in mutande. I pantaloni gli calzavano a pennello. Indossò anche il resto, ma, prima che potesse rimettere gli stivali, Forneau ordinò a un soldato di accertarsi che dentro non ci fosse nascosto un coltello.

John si alzò sistemandosi la corta giacca. «Ce l’avete un sarto in questo posto?»

«Non preoccupatevi, monsieur, siete presentabile. Inoltre, il re sarà certamente comprensivo.»

John imboccò le scale e poco dopo emerse in un labirinto di piccole dispense stipate di conserve in barattolo e sacchi colmi di prodotti secchi. Poi attraversò la cucina dove una decina di cuochi, intenti ad affettare cibi e a mescolare zuppe, era all’apparenza troppo spaventata per alzare la testa e guardare il vivente appena salito dalle segrete.



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