Dare e avere by Margaret Atwood

Dare e avere by Margaret Atwood

autore:Margaret Atwood
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2023-02-24T00:00:00+00:00


Capitolo quattro

Note dolenti

So cosa state pensando: Ma tutto questo parlare di monte dei pegni dell’anima, mangiatori di peccato, patti col Diavolo e compagnia bella non è già abbastanza deprimente? Quanto dovremo ancora sopportare? Un bel po’, temo. Ma non vi preoccupate: la parte più incoraggiante la tengo in serbo per il gran finale. Proprio come Pandora.

La domanda a cui cercherò di rispondere in questo capitolo è la seguente: se non si paga il proprio debito, perché non si può o non si vuole, che succede? Che si fa? E di conseguenza: se la natura del debito in questione esclude la possibilità di un risarcimento in denaro, come la mettiamo?

Ho cominciato a riflettere sulla questione del debito per una serie di motivi, tra cui lo stupore di fronte ad alcune frasi che si sentono ancora pronunciare, benché di rado. «Ha pagato il suo debito nei confronti della società» si diceva una volta. Oppure: «Il crimine non paga», forse pensando ottimisticamente che alla fine il gioco non vale mai la candela, o forse, in un’ottica più pessimistica, immaginando il Crimine come un maledetto scroccone che se ne va senza saldare i propri conti.

Nei truci e scadenti fumetti polizieschi degli anni Quaranta che leggevo da bambina, in effetti il crimine non pagava mai. In quelle storie truculente, benché a sfondo morale, i malfattori commettevano molti reati, di solito al fioco bagliore di una nuda lampadina appesa al soffitto o nel cono di luce dei fari di un’auto, ma alla fine li beccavano sempre. «The jig is up, la festa è finita» diceva qualcuno, lasciandomi ancor più sbalordita – Quale festa? mi domandavo. Non mi sono nemmeno accorta che fosse cominciata! – oppure finivano contro un muro crivellati da una raffica di mitra, in un’esplosione di colpi gialla e rossa, fra strazianti grida di dolore. E se invece di ammazzarli li arrestavano, alla fine comunque dovevano «pagare per i crimini commessi».

La frase evoca una specie di supermercato della malavita in cui si può scegliere tra i vari crimini in offerta speciale, portarli alla cassa, pagare in contanti o con carta di credito – il prezzo è proporzionale alla gravità del crimine acquistato – uscire felici e contenti e commettere la malefatta prescelta. In passato esisteva una pratica molto simile: la vendita di indulgenze a opera della Chiesa cattolica, anche se in quel caso si pagava a posteriori. La stessa pratica sopravvive anche oggi, basti pensare agli Hells Angels,10 alla mafia e tante altre organizzazioni criminali ‘a chiamata’. Mi risulta che i termini di pagamento siano i seguenti: metà subito e metà a lavoro finito. Ma quando si dice «pagare per i propri crimini», di solito si intende tutt’altra cosa.

Anche «pagare il proprio debito nei confronti della società» spesso non implica una vera e propria ammenda, ma piuttosto una condanna a morte o il carcere. Consideriamo la questione alla luce di quanto precedentemente detto sul concetto di debitore e creditore visti come gemelli siamesi in bilico sui due piatti di una bilancia che raggiunge l’equilibrio solo quando tutti i debiti sono stati risarciti.



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