DECAMERON by Giovanni Boccaccio

DECAMERON by Giovanni Boccaccio

autore:Giovanni Boccaccio [Boccaccio, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: no cover, italiano, public domain, archivio italiano
pubblicato: 2013-09-16T00:00:00+00:00


Giornata quinta - Novella quinta

Guidotto da Cremona lascia a Giacomin da Pavia una fanciulla, e muorsi; la quale Giannol di Severino e Minghino di Mingole amano in Faenza; azzuffansi insieme; riconoscesi la fanciulla esser sirocchia di Giannole, e dassi per moglie a Minghino.

Aveva ciascuna donna, la novella dell'usignolo ascoltando, tanto riso, che ancora, quantunque Filostrato ristato fosse di novellare, non per ciò esse di ridere si potevan tenere. Ma pur, poi che alquanto ebber riso, la reina disse :

- Sicuramente, se tu ieri ci affliggesti, tu ci hai oggi tanto dileticate, che niuna meritamente più di te si dee ramaricare.

E avendo a Neifile le parole rivolte, le 'mpose che novellasse; la quale lietamente così cominciò a parlare.

Poi che Filostrato ragionando in Romagna è intrato, a me per quella similmente gioverà d'andare alquanto spaziandomi col mio novellare.

Dico adunque che già nella città di Fano due lombardi abitarono, de'quali l'un fu chiamato Guidotto da Cremona e l'altro Giacomin da Pavia, uomini omai attempati e stati nella lor gioventudine quasi sempre in fatti d'arme e soldati. Dove, venendo a morte Guidotto, e niuno figliuolo avendo né altro amico o parente di cui più si fidasse che di Giacomin facea, una sua fanciulla d'età forse di dieci anni, e ciò che egli al mondo avea, molto de'suoi fatti ragionatogli, gli lasciò, e morissi.

Avvenne in questi tempi che la città di Faenza, lungamente in guerra e in mala ventura stata, alquanto in miglior disposizion ritornò, e fu a ciascun che ritornar vi volesse libarerete conceduto il potervi tornare; per la qual cosa Giacomino, che altra volta dimorato v'era, e piacendogli la stanza, là con ogni sua cosa si tornò, e seco ne menò la fanciulla lasciatagli da Guidotto, la quale egli come propria figliuola amava e trattava.

La quale crescendo divenne bellissima giovane quanto alcuna altra che allora fosse nella città; e così come era bella, era costumata e onesta. Per la qual cosa da diversi fu cominciata a vagheggiare, ma sopra tutti due giovani assai leggiadri e da bene igualmente le posero grandissimo amore, in tanto che per gelosia insieme si 'ncominciarono ad avere in odio fuor di modo: e chiamavasi l'un Giannole di Severino, e l'altro Minghino di Mingole. Né era alcuno di loro, essendo ella d'età di quindici anni, che volentieri non l'avesse per moglie presa, se dà suoi parenti fosse stato sofferto; per che, veggendolasi per onesta cagione vietare, ciascuno a doverla, in quella guisa che meglio potesse, avere, si diede a procacciare.

Aveva Giacomino in casa una fante attempata e un fante che Crivello aveva nome, persona sollazzevole e amichevole assai; col quale Giannole dimesticatosi molto, quando tempo gli parve, ogni suo amore discoperse, pregandolo che a dovere il suo disidero ottenere gli fosse favorevole, gran cose se ciò facesse promettendogli.

Al quale Crivello disse:

- Vedi, in questo io non potrei per te altro adoperare se non che quando Giacomino andasse in alcuna parte a cenare, metterti là dove ella fosse, per ciò che, volendole io dir parole per te, ella non mi starebbe mai ad ascoltare.



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