Decidere, morire, essere nella medicina di oggi by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2022-12-26T00:00:00+00:00

5.2. Proprietà e rispetto del corpo

In base alla distinzione fra vita ed esistenza, la questione inerente al proprio corpo e la sua proprietà assume un aspetto diverso. In quanto oggetto biologico, il corpo di un essere vivente non è di nessuno, ma diventa di qualcuno se questo qualcuno gli attribuisce un certo valore, magari di tipo filosofico, magari derivato da consuetudini sociali, magari legato a una qualche religione, o dovuto alla legislazione di un dato Stato.

Quasi tutti, alla domanda “Di chi è il tuo corpo?”, risponderebbero “Ovviamente mio”. E alla domanda “Chi deve gestirlo?”, risponderebbero “Io”. E se si domandasse “Di chi è il corpo di tuo figlio?”, forse risponderebbero “Ovviamente suo”, e alla domanda “Chi deve gestirlo?”, forse risponderebbero “Dipende. Se è minore lo gestisco io, se è maggiore e autonomo lo gestisce lui”. Tuttavia, non in tutte le epoche e non in tutte le culture si sarebbero avute queste stesse risposte. Proviamo a pensare a certi cristiani o a certi islamici che considerano il proprio corpo come proprietà di Dio; proviamo a pensare a un soldato spartano che dona il proprio corpo alla difesa della città; pensiamo a una madre che, se il figlio è in pericolo, gli dà il proprio corpo; proviamo a pensare a un mistico per il quale il corpo non ha nessuna reale importanza.

Ovviamente in gioco non vi è solo il mero corpo biologico, ma qualcosa di più: è il corpo più il valore che gli si attribuisce.

Questo discorso vuole mettere in luce il fatto che la discussione non puramente biomedica inerente al corpo, alla sua proprietà e circa la possibilità che da esso si possano prelevare o meno organi e tessuti, in realtà, è una discussione che mette in campo dei valori, ossia l’esistenza e non solo la vita, ovvero il modo di vedere religioso, filosofico, culturale e giuridico di un dato individuo e di una data comunità in una data epoca.

Potremmo, a questo punto, fare un lungo esame dei vari modi in cui epoche e culture diverse hanno interpretato la proprietà del corpo umano. Ma non è questo il luogo. Invece, possiamo limitarci a qualche considerazione partendo dai vincoli che la legge, nel nostro caso la legge italiana vigente, pone. Teniamo però conto che la legge è fatta dagli uomini e che non è mai divina o iscritta nella “natura”. Ogni legge è sempre il prodotto, più o meno buono, di compromessi, più o meno riusciti, fra istanze conservatrici e istanze progressiste, valori religiosi e filosofici di un certo tipo e valori religiosi e filosofici dissimili. E, ovviamente, essendo un prodotto dell’uomo, essa è anche emendabile o abrogabile dall’uomo. Se i cittadini ritengono che una legge non sia più consona al loro modo di sentire, dovrebbero poter agire per modificarla o cancellarla.

Nel caso italiano, il Codice Civile è del tutto perentorio intorno a chi possegga il corpo vivente:

Art. 5 – Atti di disposizione del proprio corpo. Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al costume.

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