Democrazia sfigurata by Nadia Urbinati

Democrazia sfigurata by Nadia Urbinati

autore:Nadia Urbinati [Urbinati, Nadia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Egea
pubblicato: 2017-01-12T22:00:00+00:00


CAPITOLO 3

IL POTERE POPULISTA

Mentre i teorici della democrazia epistemica attribuiscono alla «folla» la virtù della saggezza, i teorici del populismo le attribuiscono una virtù mobilitante. I primi dipingono il cittadino come il membro di una giuria, che ascolta la voce della ragione, invece dell’opinione. I secondi vi vedono piuttosto il membro di un «noi» la cui unità è come un’opinione egemonica che afferma di rappresentare essa sola la volontà della nazione. Se nel primo caso il processo politico è ritenuto rappresentativo del pubblico nella misura in cui è distinto da interessi o ideologie sociali, nel secondo l’unità sociale e ideologica del popolo occupa il centro della scena politica e diventa la norma della vera rappresentanza. Tuttavia, nonostante queste importanti differenze, sia gli epistemici sia i populisti criticano la democrazia parlamentare per aver trasformato la politica in un terreno di contrattazione tra una pluralità di interessi e partiti simile a un mercato. Entrambi, benché con intenti differenti, mettono in discussione la struttura diarchica della democrazia rappresentativa: i primi perché aspirano a sostituire la doxa con la competenza e la verità e di conseguenza danno la priorità alle deliberazioni di organismi non elettivi; i secondi perché fanno coincidere l’opinione di una parte del popolo con la volontà dello stato e, di conseguenza, sono insofferenti delle divisioni dei partiti negli organismi elettivi. Infine, entrambi giudicano la legittimità dell’autorità democratica da un punto di vista che è esterno al processo politico, come «verità» sovraprocedurale o come «popolo» preprocedurale. In definitiva, nonostante le loro differenze, epistemici e populisti sfigurano la struttura diarchica della democrazia rappresentativa.

Il populismo è il nome di un fenomeno complesso, al quale la scienza politica non è mai riuscita a dare una definizione certa. Più che un regime è un determinato stile politico o un insieme di tropi e figure retoriche; ma può essere più di questo se e quando cerca di conquistare il potere dello stato per implementare un’agenda il cui carattere principale e riconoscibile è l’ostilità contro il liberalismo e i principi della democrazia costituzionale, a partire dai diritti delle minoranze, dalla divisione dei poteri e dal sistema pluripartitico. Il populismo è una contestazione radicale della politica parlamentare e quindi un’alternativa alla democrazia rappresentativa, così come l’ho definita nel capitolo 1. Benché «non abbiamo nulla che somigli a una teoria del populismo»1 in questo capitolo adotterò la seguente generalizzazione: un movimento populista che riesce a prendere la guida del governo di una società democratica tende a favorire riforme istituzionali e una riorganizzazione politica dello stato che finiscono per modificare e infine possono giungere a rovinare fatalmente la democrazia costituzionale. Queste riforme e questa riorganizzazione comprendono: la centralizzazione del potere, l’indebolimento del sistema dei pesi e contrappesi (i checks and balances), il rafforzamento dell’esecutivo, il disprezzo della maggioranza egemone per l’opposizione politica, e soprattutto la trasformazione delle elezioni in un plebiscito per il leader. In questo capitolo cercherò di individuare e analizzare queste caratteristiche e presenterò il populismo come una deformazione della democrazia rappresentativa. Ma prima di procedere, è indispensabile qualche chiarimento preliminare riguardante l’uso corrente della parola «populismo».



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