Di Giglio Carmen Margherita - 2013 - Lo scrigno di Ossian. Trilogia nazista by Di Giglio Carmen Margherita

Di Giglio Carmen Margherita - 2013 - Lo scrigno di Ossian. Trilogia nazista by Di Giglio Carmen Margherita

autore:Di Giglio Carmen Margherita
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: General, Romanzo Storico, Fiction
ISBN: 9788890250774
editore: Nemo (Milano)
pubblicato: 2012-03-14T23:00:00+00:00


***

I ragazzi avevano raggiunto la sala da musica. Dopo circa un quarto d’ora, quando anche Otto e Gioconda si furono uniti a loro, fu richiesta la presenza di Paolina, e Andrea si offrì di andarla a cercare.

Dalla porta semiaperta del salotto, scorse sul tavolino il vassoio col bricco del caffè, le tazzine ormai vuote e i bicchierini di rosolio lasciati a metà. Sua madre, seduta in un angolo, ricamava tranquilla. Nel vederlo entrare, però, alzò il capo dal telaio e gli rivolse un’occhiata risentita: forse a causa del suo comportamento a cena, o forse (più probabilmente) per la rottura del prezioso bicchiere. Suo padre invece leggeva in poltrona, e Paolina, seduta su un bracciolo accanto a lui, vicinissima al focolare, fissava le fiamme con aria assorta, mentre il fuoco le gettava bagliori cuprei sul viso diafano. Ma a un tratto, accortasi dell’ingresso di Andrea, anche lei si voltò. Sollevò su di lui uno sguardo terribile, nel quale pareva ancora bruciassero i riflessi delle fiamme. Tuttavia fu solo un attimo, perché presto quello sguardo si addolcì e parve rivolgergli una muta domanda.

– Sei richiesta – le disse Andrea. – Vieni.

Nella sala da musica era stato fatto buio. Soltanto un soffio di luce giungeva dalle lampade ai lati del divano su cui era seduto Hans.

Il giovane si levò nel vederli entrare. Ma naturalmente era solo verso Paolina che rivolgeva la sua sollecitudine, ignorando il cugino di proposito: di certo non gli aveva perdonato quell’intervento a tavola (senz’altro un’azione inconsulta, con cui lo stupido cuginastro italiano s’era svergognato sotto gli occhi di tutti). Eppure gli bruciava che avesse osato tenergli testa: un inatteso rivale che, stupido o no, di sicuro gli avrebbe dato filo da torcere.

Paolina propose un gesto di pace.

– In fondo si è trattato solo di un gioco – disse, sorridendo prima all’uno poi all’altro: – Avete esagerato entrambi.

I due giovani si strinsero la mano, ma i loro sguardi s’incrociarono ancora, affilati come spade.

Al centro della sala ballavano Gretchen e Francesco Paolo, e, guancia a guancia, Gioconda e Otto. Andrea ebbe per un istante il presentimento che si preparasse per lui una pessima conclusione di serata.

Così, dopo il primo ballo, quando Otto e Gioconda ebbero il buon senso di andar via, quando Francesco Paolo ebbe messo sul grammofono un nuovo disco, e Hans, con un sorriso (che non era solo di scusa) e una leggera pressione della mano nell’incavo della vita di Paolina, l’ebbe invitata a ballare, Andrea si distese sul divano, le mani incrociate dietro la nuca, e stette a fissare la volta del soffitto su cui girovagavano gli angioletti negli affreschi sbiaditi.

Forse a dargli le vertigini era la vista di quella volta su di sé, che, osservata da tale prospettiva, gliene richiamava alla mente un’altra... E un ricordo recente, ma irreale come un sogno lontano, si fece largo tra i suoi pensieri: la galleria, il soffitto di vetro, lo scrosciare della pioggia, Paolina... E il calore, il fremito del suo corpo, la tensione del suo seno contro di lui,



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