Diario by Edmond de Goncourt & Jules de Goncourt

Diario by Edmond de Goncourt & Jules de Goncourt

autore:Edmond de Goncourt & Jules de Goncourt [Goncourt, Edmond de & Goncourt, Jules de]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-23T19:00:16+00:00


ANNO 1873

(22 gennaio)

Questa settimana Thiers ha invitato a pranzo Édouard de Béhaine per avere le sue impressioni sulla Germania. Ebbene, Thiers non gli ha lasciato aprir bocca; e per tutto il tempo il presidente ha raccontato i suoi negoziati con Bismarck.

Bismarck, come risulta dallo studio profondo che ne ha fatto il nostro storico della Rivoluzione, sarebbe un ambizioso, ma non animato da cattive intenzioni contro la Francia. In fondo, nonostante la sua malizia, Thiers ha quasi confessato di amnistiare Bismarck; infatti, al tempo delle trattative per Belfort, il ministro prussiano, che conosceva la sua abitudine di fare una siesta pomeridiana, gli faceva avvolgere i piedi con un cappotto perché non avesse freddo.

Bisogna rallegrarsi se queste attenzioni non sono costate Belfort alla Francia.

Édouard è venuto via spaventato dagli sproloqui senili e balordi del nostro grande statista.

(sabato 3 maggio)

Da Véfour, nel salotto Rinascimento, dove ho fatto incontrare Sainte-Beuve e Susanne Lagier, ceno stasera in compagnia di Turgenev, Flaubert e Madame Sand.

Madame Sand è sempre più mummificata, ma tutta piena della gentilezza e dell’allegria di una vecchia signora del secolo scorso Turgenev parla e noi ascoltiamo questo gigante con la sua voce dolce, con i suoi racconti pieni di tenerezza e di tocchi delicati e commossi.

Flaubert parla di un dramma su Luigi XI che, a quanto dice, aveva scritto in collegio. In questo dramma la miseria delle popolazioni si esprime così: «Monsignore, siamo obbligati a condire i nostri legumi con il sale delle nostre lacrime».

Questo dramma riporta Turgenev alla sua infanzia, che si svolse sotto il peso di una dura educazione, e alle rivolte che l’ingiustizia sollevava nel suo animo giovanile. Non so a proposito di quale colpa, per cui il suo precettore lo aveva sgridato e poi frustato e messo a digiuno, si rivede passeggiare nel giardino bevendo, con una specie di amaro piacere, le lacrime che gli scorrevano lungo le gote fino agli angoli della bocca.

Parla poi delle ore saporose della sua giovinezza, in cui, disteso sull’erba, ascoltava i rumori della terra, ore trascorse alla posta, in un’osservazione sognante e indescrivibile della natura.

[…]

Più Flaubert avanza in età e più si provincializza. Inoltre, a dire la verità, se si toglie dal mio amico il bue, l’animale laborioso e sgobbone che c’è in lui, il fabbricatore di libri con il ritmo di una parola ogni ora, ci si trova davanti a un uomo molto ordinario e poco originale. E

non voglio parlare solo dell’originalità delle idee e dei concetti, ma anche delle azioni e dei gusti nella vita quotidiana; parlo di una particolare originalità che è sempre il sigillo di un uomo superiore. Per Dio! Dissimula la borghese somiglianza del suo cervello con quello di tutti gli altri - ed è una cosa che lo fa disperare, ne sono sicuro -, la dissimula con paradossi truculenti, assiomi distruttivi, muggiti rivoluzionari, contraddizioni brutali e offensive di tutte le idee correnti e accettate. Qualche volta il colpo gli riesce. Ma con chi? La violenza dell’esagerazione svela e rivela ben presto agli ascoltatori, dotati di qualche finezza, in che conto vadano tenute le sue parole.



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