Disastri esistenziali e spese folli by Robert Perišić

Disastri esistenziali e spese folli by Robert Perišić

autore:Robert Perišić [Perišić, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Robert Perišić; Elvira Mujčić; DIsastri esistenziali e spese folli; Bottega Errante Edizioni; Croazia; ex Jugoslavia; racconti
editore: Bottega Errante
pubblicato: 2023-09-18T22:00:00+00:00


Gli esattori

Già da molto tempo Braco aveva dimenticato la disquisizione con Joško sulle macchine che avrebbero comprato da grandi. Pure Sanja aveva dimenticato, anche se era l’unica testimone di quella conversazione.

«Io avrò una Wartburg!» aveva detto Braco. Suo padre, in effetti, aveva una Wartburg.

Nonostante il padre di Joško avesse un’azzurra e vecchissima Volkswagen, chiamata Forcika, lui comunque aveva detto: «Quando sarò grande avrò una BMW!».

Braco considerava impossibile una cosa del genere, quindi gli aveva chiesto: «Chi ti darà i soldi?».

«Se mio padre ha la Forcika, io avrò una BMW!».

Questa cosa suonava molto strana a Braco. Era convinto che Joško lo dicesse per via di Sanja, nella speranza che lei si innamorasse di lui e che si sposassero da grandi. Sanja era una cugina di Braco, eppure lui era geloso.

«Come farai?» aveva domandato Sanja a Joško. E lui aveva risposto: «Come è successo che mio nonno non avesse la macchina e mio padre sì? Perché abbiamo sempre di più, col tempo. Io sicuramente avrò una BMW e forse pure un aereo. Perché io avrò più di quello che ha mio padre. Perché i bambini nuovi hanno sempre cose più grandi».

A quel punto Braco si era immerso nei suoi pensieri e per la prima volta si era sentito contento di essere piccolo, perché erano loro questi “bambini nuovi”.

«Allora io avrò una Mercedes!» aveva detto Braco. E il mondo era cambiato. Tutto d’un tratto.

«Io avrò una bella bambina nel passeggino e un palazzo!» aveva esclamato Sanja.

Allora Joško aveva proposto: «Spogliamoci nudi!».

«Sì, dai, facciamolo» aveva concordato Braco.

Sanja era scappata via, non voleva. Peccato. Forse perché era di un anno più grande di loro. E comunque, gli era sembrato che li avesse spiati. E probabilmente aveva chiamato lei la madre di Braco che li aveva beccati nudi, loro, i bambini nuovi, e l’aveva picchiato così tanto con una bacchetta che Braco aveva dimenticato tutto.

Anche Joško era stato fustigato da sua madre e pure Sanja dalla sua perché era stata a guardare i maschi. In questo modo tutti avevano dimenticato tutto. Almeno così sembrava.

Braco non se ne ricordava e non sapeva nemmeno come ragionassero i bambini odierni. Era molto difficile, chi poteva immaginarlo? Non sapeva come guardasse le cose suo figlio, cosa vedesse. Diceva qualche parola, come se capisse. E qualche volta capiva, si vedeva. Ma sembrava assente.

«E va bene, perché il piccolo non parla?» domandava alla moglie.

«Perché lo chiedi a me?» diceva lei.

«Quanto ha ora?» lo dimenticava ogni volta.

«Fra poco tre anni».

«Merda» constatava Braco.

Il bambino lo guardava come se capisse.

Erano tempi diversi, chissà cosa poteva capire? Forse il piccolo aveva capito che Joško non aveva comprato l’aereo e nemmeno la BMW. Forse sapeva che Joško aveva guidato la Yugo di suo padre – comprata dopo che la Forcika era andata in pezzi – fino a quando non era entrato nell’esercito e fino a quando non era tornato in licenza e proprio quella prima sera era finito in overdose.

Comunque lo avevano incluso tra i morti di guerra e ogni anno la sua brigata organizzava una grande celebrazione in sua memoria in sede, alla Slobodna.



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