Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica by Giacomo Leopardi

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica by Giacomo Leopardi

autore:Giacomo Leopardi [Leopardi, Giacomo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 2013-07-31T00:00:00+00:00


Riferendosi al presente della letteratura, in genere per pubblico Leopardi intende i lettori in grado di giudicare. Non la moltitudine (così come tra Ottentotti e Parigini, Berchet colloca il suo «popolo»). Vedi Z 8 (dove esprime dubbi sulla capacità di giudicare le arti). Ma quando torna a pensare (Z 145-147, 2 luglio 1820) alla grandezza e decadenza della letteratura e del gusto, rimpiange gli antichi, per l’importanza del rapporto che avevano con tutto il popolo: «Certamente ci vuole il buon gusto in una nazione ma questo dev’essere negl’individui e nella nazione intiera, e non in un’adunanza cattedratica, e legislatrice, e in una dittatura. Primieramente non è facile il promuovere le opere di genio. [...] Gli antichi greci e anche i romani avevano le loro gare pubbliche letterarie, ed Erodoto scrisse la sua storia per leggerla al popolo. Questo era ben altro stimolo che quello di una piccola società tutta di persone coltiss. e istruitiss. dove l’oggetto non può esser mai quello che si fa nel popolo, e per piacere ai critici si scrive 1. con timore, cosa mortifera, 2. si cercano cose straordinarie, finezze, spirito, mille bagattelle. Il solo popolo ascoltatore può far nascere l’originalità la grandezza e la naturalezza della composizione.». Z 2945,11 luglio 1823: «Osservisi che gli antichi poetavano al popolo, o almeno a gente per la più parte non dotta, non filosofa. I moderni all’opposto; perché i poeti oggidì non hanno altri lettori che la gente colta e istruita, e al linguaggio e all’idee di questa gente vuolsi che il poeta si conformi, quando si dice ch’ei debba esser contemporaneo; non già al linguaggio e alle idee del popolo presente, il quale delle presenti né delle antiche poesie non sa nulla né partecipa in conto alcuno.». E sempre sulla necessità di un popolo, Z 4475: «Alla p. 4446. Verissima osservazione, [di Niebuhr, sulla consapevolezza e insoddisfazione di Virgilio per l’Eneide, creata con frammenti di storie e miti ignoti ai canti e alle leggende popolari] siccome l’altra analoga, p. 4459., sopra i drammi [sempre sulla necessità di miti conosciuti]. Ma tali memorie, leggende e canti, non possono trovarsi se non in popoli che abbiano attualmente una vita e un interesse nazionale; dico vita e interesse che risieda veram. nel popolo: e però non possono trovarsi se non che in istati democratici, o in istati di monarchie popolari o semipopolari, (come le antiche e del medio evo), o in istati di lotta nazionale con gente forestiera odiata popolarm. (come, al tempo del Cid, degli spagn. cogli arabi), o finalm. in istati di tirannie combattute al di dentro (come nella Grecia moderna, e in più provincie ed epoche della Grecia antica e sue colonie). Ma nello stato in cui le nazioni d’Europa sono ridotte dalla fine del 18.° secolo, stato di tranquilla monarchia assoluta, i popoli (fuorché il greco) non hanno potuto né possono avere di tali tradizioni e poesie. Le nazioni non hanno eroi; se ne avessero, questi non interesserebbero il popolo; e gli antichi che si avevano, sono



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