Dizionario dei simboli by AA. VV

Dizionario dei simboli by AA. VV

autore:AA. VV.
La lingua: ita
Format: epub
editore: Jaca Book
pubblicato: 2020-11-15T00:00:00+00:00


Il sacrificio del fuoco indo-iranico

Circa duecento dei 1.028 inni del Ṛgveda invocano il dio del fuoco Agni, secondo in questo solo a Indra. Il dio è strettamente legato al fuoco come elemento, sebbene di tanto in tanto assuma tratti più marcatamente antropomorfici. Agni è «lucente, dorato, ha chiome e barba fiammeggianti, tre o sette lingue; il volto è luce, gli occhi risplendono, i denti sono acuminati, egli emette un suono crepitante e lascia dietro di sé una traccia nera» (Staal, 1983, p. 73). Egli gradisce il burro chiarificato che gli viene offerto in oblazione, ma divora ovvero distrugge ogni cosa: legno, foreste, antidei e nemici. Agni è vecchio ma al contempo eternamente giovane, fertile e dispensatore di vita. Nasce dai bastoncini che servono ad accenderlo mediante sfregamento, dal fulmine e dal sole su in cielo, ma anche dalle acque celesti (ossia le nuvole), e sulla terra dalle piante e dal legno, a loro volta nati dalle acque. Gli elementi contrastanti fuoco e acqua si combinano anche nel sorgere e nel tramontare del sole negli oceani rispettivamente orientale e occidentale, nonché nel calore generatore celeste maschile che penetra le acque terrestri femminili. In quanto fuoco domestico, Agni veglia sulla casa dispensandole luce; è l’ospite amico e il capo del gruppo familiare allargato; al contempo è il sacerdote domestico e colui che sacrifica agli dei. Consegna le offerte a questi ultimi, ma li fa anche scendere sulla terra per poterne partecipare. Agni, saggio e onnisciente veggente, è il messaggero tra gli uomini e gli dei. Intrattiene relazioni con entrambe le categorie di esseri, ed è insieme a Soma la principale divinità del rituale vedico.

Nell’Induismo seriore Agni viene degradato al rango di divinità minore, rappresentata nella mitologia come seduttore di donne e adultero, simbolo del fuoco sessuale. Ma è anche il calore, ovvero tapas, tipico della pratica dell’ascesi (Blair, 1961).

Oltre ai riti sacrificali sacerdotali più complicati dell’epoca vedica, esisteva anche la semplice «offerta del fuoco» (Agnihotra), che consisteva nell’oblazione quotidiana nei fuochi domestico e sacrificale. L’oblazione era composta principalmente da latte, olio e pappa di farina inacidita, e veniva offerta ogni mattina e ogni sera dal capofamiglia. Le oblazioni nel fuoco sono ancor oggi pratica comune in India, mentre il mantenimento dei tre fuochi sacrificali resta appannaggio delle famiglie di stirpe brahmanica. Gli studiosi hanno dato vita a vivaci discussioni a proposito del significato originale dell’Agnihotra. In realtà le formule rituali non vengono rivolte a una singola divinità, ma si limitano a stabilire il fatto che la luce del sole è il fuoco; come ha notato H.W. Bodewitz (1976, p. 3), l’Agnihotra è «non un omaggio quotidiano ad Agni… ma un trasferimento del sole (il latte scaldato) in Agni», procedimento che preserva il processo cosmico di alternanza tra alba e tramonto.

I cosiddetti nomadi vedici (ossia i popoli che parlavano una lingua indoeuropea e provenivano dall’Asia centrale stanziandosi nel subcontinente indiano intorno al 1500 a.C.) introdussero il culto del fuoco nella loro nuova patria. Fino a oggi lo «spirito», la «vergine» ovvero la «madre»



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.