Dopo di te by Simona Atzori

Dopo di te by Simona Atzori

autore:Simona Atzori
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
ISBN: 9788852055263
editore: Mondadori
pubblicato: 2015-08-31T22:00:00+00:00


Noi due e le coccole

Caro papà, adesso che non ci sei più ho deciso di scriverti. Ti voglio raccontare la mia vita senza di te, per cercare di tenerti con me, perché non voglio arrendermi al pensiero che la morte ci divida per sempre... Ho comprato questo quaderno pensando a te e ti scriverò di me, della tua bambina che vive tenendoti accanto a sé, in ogni istante, in ogni momento della sua vita. Tu sarai sempre con me, papà.

Claudia teneva stretto al petto il suo quaderno, come se fosse la cosa più preziosa che possedeva. Mi ha letto queste righe alla fine di un incontro in Sardegna, il 14 dicembre 2012. Mi ha raccontato la sua storia versando poche lacrime, con una forza granitica, come la roccia della sua terra. Con sguardo alto e fiero mi ha descritto il suo amore per il papà, con un orgoglio che poche volte mi è capitato di percepire. Il loro è un amore grande al punto da non temere nemmeno la morte: Claudia non avrebbe mai accettato di lasciarlo andare. Il cuore del suo papà si era fermato pochi mesi prima, ma il suo batteva a una velocità che quasi potevo sentire, nell'impeto con cui mi rivelava la sua storia. E voleva narrarla proprio a me: aveva letto il mio libro, Cosa ti manca per essere felice?, e voleva dirmi che, anche se il suo papà non c'era più, a lei non mancava nulla comunque, perché non si sarebbe arresa e lo avrebbe tenuto in vita per sempre.

Le parole e lo sguardo di Claudia mi hanno paralizzato. Per un istante mi sono sentita come lei, mi sono immaginata mentre tenevo stretto il mio quaderno per scriverti. "Cara mamma..." No, cosa stavo pensando? Ho scacciato subito quell'idea e quell'immagine.

Tu eri viva. Quella era la storia di Claudia, non la mia.

Mi trovavo nella tua amata Sardegna, mentre tu eri nuovamente all'ospedale. Ti avevamo portato là qualche giorno prima, facevi fatica a respirare. Uno dei due polmoni si stava riempiendo d'acqua, i dottori ci avevano spiegato che ti avrebbero sottoposto a un piccolo intervento per drenare il liquido; poi avresti potuto fare ritorno a casa. Quando il medico era venuto in camera per descriverti cosa sarebbe successo durante l'operazione, con occhi interrogativi gli avevi chiesto: "Ma quando avrò questa cannuccia per drenare il liquido, potrò ancora viaggiare con mia figlia? Potrò prendere un aereo e tirare il mio trolley?".

Il primario aveva sgranato gli occhi ed era arretrato di un passo, come per metterti bene a fuoco. "Signora, ma dove deve andare?" ti aveva domandato, spinto più dalla curiosità che dal desiderio di assecondarti.

"Devo andare in giro con mia figlia: lei balla e io la devo accompagnare."

Il dottore aveva accennato un sorriso e, poggiando la sua mano sulla tua, ti aveva risposto: "Ma certo: potrà prendere l'aereo e andare dove vuole".

Sapeva che non avresti più potuto farlo, e non per un tubicino attaccato alla schiena, ma perché quel polmone si sarebbe riempito ancora e ancora, e non ci sarebbe stato più nulla da fare.



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