Dottrina della costituzione by Carl Schmitt

autore:Carl Schmitt
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia politica
pubblicato: 2023-03-14T00:00:00+00:00

Tutti i teorici dello Stato del liberalismo borghese pongono perciò in risalto che ogni potere statale deve essere limitato. Se essi lasciano vigere una sovranità, essi cercano di porre il concetto deviante di una «sovranità della costituzione» (cioè dei princìpi dello Stato di diritto) o astrattamente una «sovranità della giustizia e della ragione» in luogo di una sovranità politica concretamente esistente (supra § 1, II, p. 20). Che in particolare la sovranità del popolo abbia i suoi limiti e che anche in democrazia i princìpi dei diritti fondamentali e della divisione dei poteri non possano essere violati, è sempre di nuovo posto in risalto. Non solo da Kant nelle speculazioni teoretiche sullo Stato, ma soprattutto dai capi del liberalismo borghese nel suo periodo classico, nel XIX secolo. «Il popolo non ha il diritto di colpire un innocente... e non può delegare questo diritto a nessuno. Il popolo non ha il diritto di violare la libera manifestazione del pensiero o la libertà di coscienza o il processo e i dispositivi di sicurezza della giustizia», dice Benjamin Constant (sulla sovranità del popolo, Oeuvres politiques, ed. 1874, p. 13). Guizot definisce caos e anarchia la democrazia attuata in modo conseguente. Tocqueville in un famoso capitolo del suo libro sulla democrazia in America (lb. II, pt. II, cap. 5) dal titolo «Quale specie di dispotismo devono temere i popoli democratici» chiarisce i pericoli della «tirannia egualitaria». J.St. Mill, On liberty (1849), cap. II (sulla libertà di pensiero e di discussione) dice: «Contesto il diritto del popolo di esercitare una simile costrizione (contro la libertà di manifestazione del pensiero) sia attraverso una sua propria deliberazione (popolare) sia attraverso il suo governo. In questa materia il miglior governo non ha più diritti del peggiore». Lo scritto di Mill è perciò assai significativo, perché sotto l'impressione dell'anno 1848 mostra la contrapposizione dei princìpi liberali e democratici, una contrapposizione che nel frattempo è divenuta ancora più consapevole per l'unione di democrazia e socialismo. Oggi la diversità di questi due princìpi potrebbe essere riconosciuta, su ciò Carl Schmitt, Die geisteslgeschichtliche Lage des heutigen Parlamentarismus, 1926, p. 21; F. Tönnies, Demokratie und Parlamentarismus, in Schmollers Jahrbuch, Bd. 51 (1927), p. 173 s.; Id., al congresso dei sociologhi tedeschi, nel 1926, p. 35: «La proprietà privata e la divisione dei poteri sono princìpi liberali e non democratici». In questo contesto si colloca anche la protesta dei maestri di diritto tedeschi come H. Triepel e J. Goldschmidt contro l'abuso del potere legislativo e l'assolutismo delle decisioni di maggioranza (supra, § 13, I 3, p. 193). Persino negli Stati Uniti, la cui costituzione è consapevolmente fondata sulla contrapposizione fra Stato di diritto che divide i poteri e democrazia, ma la cui ideologia politica parlava finora di «democrazia» in modo non problematico e ottimistico solo perché non aveva bisogno in pratica di rendersi consapevole della fondamentale contrapposizione, la distinzione è oggi riconosciuta, cfr. N. Murray Butler (Der Aufbau des amerikanischen Staates, ed. tedesca, Berlin, 1927, p. 253): «È cominciata la lotta fra libertà ed eguaglianza.

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