Dry by Neal Shusterman

Dry by Neal Shusterman

autore:Neal Shusterman [Shusterman, Neal]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Castoro Editrice
pubblicato: 2020-03-26T00:00:00+00:00


20) Jacqui

Trovo il bagno, mi chiudo la porta alle spalle e infilo una mano in tasca, tirando fuori uno dei due flaconi arancio dell’antibiotico. Non riesco a ricordare da quale ho cominciato, ma che importanza ha? Esamino le piccole capsule, in due tonalità di verde. È stupefacente pensare che queste minuscole pillole che mi rotolano sul palmo della mano possano fare la differenza tra vita e morte. Varranno come lingotti d’oro, ormai, ci scommetto. Però non si può dare un prezzo alla vita umana, così le butto giù tutto d’un fiato.

Poi tocca alla fasciatura. Trovo il kit di primo soccorso proprio dove Aneto o Pepe, o come cavolo si chiama, mi ha detto che l’avrei trovato. La fasciatura mi resta incollata alla pelle, mentre la strappo via, e mi accorgo che la ferita si sta rimarginando insieme al tessuto. Be’, perlomeno sta guarendo. La pulisco in modo scrupoloso con il cotone imbevuto d’alcol, soffrendo, e cerco di non toccare nulla che possa infettarmi, poi la copro di nuovo. Come nuova.

Vago per qualche minuto al piano di sopra, per dare un’occhiata. Questa sì che è una casa. Non mi dispiacerebbe accamparmi qui per qualche giorno, in altre circostanze; anche se l’arredamento è un po’ troppo lezioso per i miei gusti. La ragazza di Aneto deve essere una tipa tutta trine e merletti. Come si chiama poi? Rosemary le calzerebbe a pennello, penso, il che mi fa ridacchiare.

Torno verso le scale, passando accanto alla porta a due battenti della camera matrimoniale, e mi accorgo che è socchiusa. Dallo spiraglio intravedo il profilo di una donna che giace immobile in un letto tutto bianco. C’è un odore pungente che aleggia nella stanza, buia e fatiscente. Chiunque altro si allontanerebbe, ma io ne sono attratta: una forza di gravità a cui non riesco a resistere. Il Richiamo del Vuoto. Spingo la porta e supero la soglia d’un passo. È come sporgersi nel vento sull’orlo di un precipizio.

Sopra il letto è appesa una zanzariera elegante, da vera regina, anche se in questo momento sembra trattenere la malattia invece di respingerla. Daphne, ecco come si chiama. Questa imperatrice sofferente deve essere Daphne.

Qua dentro c’è un silenzio opprimente. E tutt’a un tratto capisco perché.

La donna non sta respirando.

Non è più solo il vuoto ad attirarmi. È un incidente automobilistico in autostrada. Le macerie dopo un tornado. Devo avvicinarmi. Non la toccherò. Non andrò oltre il confine tracciato dalla zanzariera, ma devo vederla. Devo guardarle il petto, per capire se si alza e abbassa. Devo sapere. L’odore adesso è terribile. Bile e solfuro e tutti i miasmi corporali che cerchiamo di tenere a bada finché siamo in vita.

Prima che riesca ad avvicinarmi abbastanza da dare un’occhiata come si deve, la donna si muove, spostandosi di poco sotto le coperte. Il cuore mi batte in petto così forte che temo l’abbia sentito, perché fa ciondolare la testa verso di me, e quando mi guarda i suoi occhi sono scuri e vitrei. È troppo debole per parlare e persino per domandarsi che cosa ci faccia un’estranea in casa sua.



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