E allora le foibe? by Gobetti Eric
autore:Gobetti Eric
Format: epub
La Linea Morgan, 1945-1947.
Inoltre i trasferimenti degli italiani non avvengono nellâarco di ore o di giorni, come accade per le espulsioni forzate, ma di mesi e anni. Quando si racconta che i cittadini di Pola lasciarono la città , nel febbraio 1947, portandosi via anche gli infissi delle case, le tombe e i mobili (poi molti lasciati per sempre al noto Magazzino 18 del molo di Trieste), ci si dovrebbe domandare: come hanno fatto? Semplice: hanno avuto molto tempo a disposizione per prepararsi, a differenza di quel che si crede.
Come evidenzia il racconto di Giuseppe, il nuovo regime jugoslavo prova a trattenere almeno una parte della popolazione. La fuga di una grande massa di persone avrebbe comportato un tracollo demografico difficile da affrontare nel contesto della ricostruzione e avrebbe dato unâimmagine negativa del nuovo regime a livello internazionale. La politica della cosiddetta âfratellanza italo-slavaâ, portata avanti ufficialmente dal governo, è dunque volta ad offrire agli italiani la possibilità di rimanere, entro lâalveo però molto ristretto del nuovo sistema politico che si sta costituendo.
E alcuni, come Giuseppe, alla fine decidono di rimanere. Nonostante le difficoltà iniziali, quasi tutti vivranno poi una vita dignitosa, come minoranza riconosciuta in un paese multietnico quale è la Jugoslavia di Tito. Ad essi si aggiunge anche un certo numero di persone provenienti dallâItalia, che sono protagoniste del cosiddetto âcontroesodoâ. Si tratta di circa 3000 italiani che, nel corso degli stessi anni, scelgono di trasferirsi in Jugoslavia per ragioni essenzialmente ideologiche, ovvero per contribuire alla costruzione di un paese socialista alle porte dâItalia. Il gruppo più consistente è composto da operai dei cantieri navali di Monfalcone, che vengono in gran parte insediati nel polo industriale di Fiume e negli impianti di Pola. Molti di questi individui vivono un secondo e definitivo trauma nel 1948, in seguito allâespulsione della Jugoslavia dal Cominform. Rimasti fedeli al PCI, dunque a Stalin e al blocco sovietico, essi vengono in gran parte espulsi, quando non incarcerati. Alcuni singoli attivisti passeranno addirittura attraverso lâesperienza drammatica del famigerato gulag di Goli Otok, unâisola della Dalmazia che diviene campo dâinternamento per centinaia di oppositori di Tito considerati filostalinisti.
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