Elisabetta I by Carolly Erickson

Elisabetta I by Carolly Erickson

autore:Carolly Erickson [Erickson, Carolly]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Historical
ISBN: 9788852015120
Google: 0fgv9EkhScUC
editore: Mondadori
pubblicato: 2010-10-06T22:00:00+00:00


XXXII

When after Christs birth there be expired, Of hundreds fifteene, yeares eighty eight, Then comes the time of dangers to be feared, And all mankind with dolors it shall freight, For if the world in that yeare doe not fall, If sea and land then perish ne decay, Yet Empires all, and Kingdomes alter shall, And man to ease himselfe shall have no way.*

La Fortunatissima Armata dondolava all’ancora nel porto di Lisbona, le candide vele con le croci vermiglio agitate dalla brezza gelida. C’erano ben più di cento navi, la metà delle quali erano torreggianti galeoni e galeazze e poderosi mercantili armati «alti quanto colossali castelli». I mostruosi vascelli avevano lo scopo di spaventare il nemico, tanto per le dimensioni quanto per la potenza delle armi e della polvere da sparo; tra le minuscole scialuppe che si muovevano loro intorno, beccheggiando sulle onde delle acque portuali, sembravano emergere, solenni e maestosi, come grandi di Spagna assistiti da solerti valletti.

Al comando della grande flotta, in quel giorno di primavera del 1588, c’era don Alonso Pérez de Guzmán, duca di Medina Sidonia, signore di San Lucar e cavaliere del Vello d’oro. Re Filippo l’aveva creato capitano supremo dell’Oceano mare appena due mesi prima e, da allora, egli si era sforzato di imparare il più possibile su navi, cannoni e battaglie marinaresche, argomenti di cui, al momento della nomina, non sapeva praticamente nulla. Ora osservava i bastimenti che venivano caricati di casse di moschetti e picche, corsaletti e morioni, palle di cannone e polveri. I cavalli e il bestiame erano issati a bordo per mezzo di reti e stivati sotto i ponti, accanto a botti e barili di carne sotto sale, pesce, riso, formaggio e altre provviste, acqua e vino. In conformità agli ordini del capitano supremo, con le bestie e i rifornimenti venivano portati numerosi uomini, marinai sottratti ad altre imbarcazioni nel porto di Lisbona, degenti prelevati dagli ospedali e detenuti fatti uscire di prigione, persino braccianti che non avevano mai visto il mare, rastrellati nelle campagne e condotti a lavorare per il re a bordo della grande Armada.

C’era scarsità di uomini. Alcuni mesi prima, quando si era sparsa la voce dell’allestimento di una vasta spedizione, in molti erano giunti a Lisbona da tutta la Spagna e dal Portogallo, ansiosi di veleggiare con la flotta. Ma da allora le epidemie e le diserzioni avevano assottigliato le file degli equipaggi e, avvicinandosi il momento della partenza, era stato necessario rimediare alle perdite con tutti gli individui disponibili nei paraggi, non importa se inadatti.

Medina Sidonia aveva altri pensieri. Le gigantesche navi disponevano di pochi cannoni e non c’erano abbastanza cannonieri a servire ai pezzi. Molti vascelli imbarcavano acqua o rispondevano male in crociera, e mancava una scorta adeguata per i grandi galeoni. Cibo e acqua si sarebbero rivelati un problema, perché i fornitori erano famosi per procacciare carni marce e vini inaciditi. Inoltre, non era stato possibile comprare un numero sufficiente di doghe stagionate; gran parte del cibo, del vino e dell’acqua era perciò



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