Elizabeth a Rugen by Elizabeth Von Arnim

Elizabeth a Rugen by Elizabeth Von Arnim

autore:Elizabeth Von Arnim [Von Arnim, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2014-07-27T22:00:00+00:00


1 [Frühzeitige Väter è la traduzione letterale dell’inglese Early Fathers. In realtà in tedesco i Padri della Chiesa sono detti Kirchenväter. Il gioco di parole, per la perfetta concordanza tra italiano e tedesco, non si può perciò rendere in italiano].

Sesto giorno - Lo Jagdschloss

La mattina seguente, quando guardai nella sua camera, la trovai addormentata, perciò richiusi piano la porta e, dopo aver incaricato Gertrud di non disturbarla, andai a fare una passeggiata. Non erano nemmeno le otto e la gente non si era ancora staccata dal proprio caffè; il viale di faggi lungo la riva e il mare scintillante del mattino erano a mia completa disposizione. Il sentiero corre per un po’ vicino all’acqua, ai piedi dell’erto colle coperto di faggi che ripara Binz dai venti occidentali, una collina abbastanza alta e ripida da costringere chi vi salga dopo pranzo ad ansimare penosamente; poi sulla destra si apre una specie di solco stretto e profondo che si insinua su per i boschi e che sembra inciso nel muschio più verde e morbido, tanto le sue pareti ne sono fittamente rivestite. Lo risalii per metà, poi mi fermai nell’ombra cupa e soffice di quei muri lussureggianti, coi rami dei faggi che si intrecciavano molto in alto sopra di me e la lastra d’acqua scintillante giù in fondo, e senza alcun dubbio questo era il luogo al mondo più silenzioso in cui mi fossi mai trovata. Regnava una quiete meravigliosa. Tutto sembrava tacere. Pareva che dalle foglie dei faggi non calasse nessun suono, e tuttavia esse fremevano; nessun’eco saliva dal mare, né gorgoglio né spruzzo; finché rimasi lì non sentii un uccello, né il ronzio di un insetto. Avrebbe potuto essere l’ingresso di qualche luogo sacro, tanto era strana e solenne quella quiete; e levando lo sguardo oltre le sue ombre verso la luce che splendeva in fondo alla salita, dove il sole irradiava le felci della sua gloria mattutina, improvvisamente mi accorsi che la mia passeggiata aveva smesso di essere una cosa banale e che io stavo salendo al tempio di Dio per pregare.

Non conosco modo più efficace per scrollar via la nera crosta che ci cresce attorno all’anima a forza di cercare di far sempre il proprio dovere, o di sopportare pazientemente che gli altri facciano il loro nei nostri riguardi, non conosco altro modo che uscirsene da soli, di primo mattino, quando l’aria è luminosa e i piedi dei solerti non hanno ancora contaminato la terra e fuori c’è soltanto Dio; oppure la sera, quando il silenzio si leva su su fino alle stelle in cielo, e volgendo lo sguardo verso di loro si può riflettere sulla giornata meschina che abbiamo appena passato, sulla vanità delle cose per cui ci siamo affannati, sulla follia di aver provato tanta collera e inquietudine e paura. Niente mette a fuoco la vita meglio che passare un po’ di tempo soli con le stelle, la notte. Che cosa sono le preghiere serali dette meccanicamente e in fretta e furia in uno scenario di



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