Fame d'aria by Daniele Mencarelli

autore:Daniele Mencarelli [Mencarelli, Daniele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-12-01T12:00:00+00:00

ATTO TERZO

I

Pietro ha una doppia vita.

Una ha la consistenza inesorabile della realtà, l’altra l’evanescenza morbida del sogno. Sin da bambino, ha sempre sognato tanto.

Negli anni dell’infanzia a prevalere erano gli incubi, ricorrente quello di essere inseguito, braccato, oppure di cadere di sotto, da altezze paurose, giù in picchiata con l’angoscia in gola.

Dalla nascita di Jacopo, dalla scoperta della sua malattia, per anni interi Pietro ha vissuto in coabitazione con il figlio anche il suo mondo onirico. Lo ha sognato in ogni modo, da vivo a morto, da sano e parlante a mostruoso, più di quello che è nella realtà.

Poi, senza una spiegazione plausibile, lo Scrondo non è più apparso.

I sogni si sono fatti via via più lievi, innocui.

Narrazioni provenienti da chissà quali altri mondi.

Stanotte, per esempio, si è ritrovato dentro un taxi, in viaggio, con un bellissimo mare all’orizzonte, il tassista gli spiegava che in quel tratto di costa sono frequenti le regate, barche favolose solcano le onde, uno spettacolo nello spettacolo. Pietro, sempre nel sogno, teneva in mano una lunga collana d’oro, la sgranava, il metallo prezioso a un certo punto si faceva vivo, come la pelle di un serpente.

Poi il risveglio.

I pochi istanti in cui siamo tutti e nessuno.

Beati.

I piccoli rifugi segreti che lo tengono in vita.

Infine, la realtà. Sempre come uno schianto.

Jacopo dorme ancora.

Pietro si alza per andare in bagno, apre il rubinetto dell’acqua fredda, la lascia scorrere per qualche istante, poi si attacca al getto, beve, a lungo.

Si lava il viso.

Torna in stanza, cercando di non fare il minimo rumore si riallunga sul letto, ma il materasso a molle, vecchio, affossato, si fa sentire.

Allo Scrondo è sufficiente.

Apre piano gli occhi.

Guarda il padre, le labbra socchiuse.

Gli occhi nell’abisso vuoto di sempre.

Pietro avrebbe tanto voluto rimanere un altro po’ a letto, ma sa che ora sarà impossibile, si alza su di scatto, senza pensarci.

Inizia a raccattare i vestiti del figlio, li mette sul letto alla rinfusa, ma per prima cosa deve pensare al pannolone. Quelli della Lines sono finiti, cerca con gli occhi i pacchi che ha comprato ieri. Eccoli. Accanto alla porta.

«MMMMMMMMMM.»

Lo Scrondo ha finito la pazienza.

Chiede con l’unico suono che la sua bocca conosca la devozione di sempre.

Un suono, uno solo, valido per tutto.

Sta a Bianca e Pietro capire cosa intenda, di volta in volta, con quella richiesta informe.

Cosa voglia veramente.

In questo caso è semplice.

Non ama rimanere a letto dopo essersi svegliato.

Il padre, intanto, cerca di aprire uno dei pacchi di pannoloni.

«MMMMMMMMMM.»

«Ecco! Rompicazzo.»

Spazientito, strappa la plastica della confezione.

Ne prende uno e si avvicina al figlio.

L’attenzione gli cade proprio sul pannolone, qualcosa non gli torna.

Lo allarga per vederlo meglio.

«Porca puttana quanto sono piccoli.»

Torna al pacco, lo controlla, ha la conferma che si tratti della taglia M, ma la sua espressione resta incerta.

«MMMMMMMMMM.»

Pietro chiude gli occhi, espira lentamente, intanto si avvicina al figlio, sino a sovrastarlo, lui in piedi, l’altro sdraiato.

«Buongiorno, Scrondo. Contento adesso?»

Ieri era il primo giorno d’autunno.

Oggi è l’ultimo d’estate.

Pietro e Jacopo entrano nel salone del bar, Agata è dietro al banco, al lavoro, con la solita espressione.

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