Ferragosto in giallo by AA.VV

autore:AA.VV.
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
Tags: Racconti
editore: Sellerio
pubblicato: 2013-01-14T23:00:00+00:00

Gian Mauro Costa

Lupa di mare

«Brr... che freddo, pare un bagno scozzese. Ma dove mi portasti? E dire che là in capo c’è l’Africa... Ora capisco perché qua siamo sempre quattro gatti... Ci doveva essere qualche trucco...».

Baiamonte non si poteva capacitare: come, mancava solo qualche giorno a Ferragosto, e lui, che freddoloso non era stato mai, invece di un asciugamani per stendersi al sole avrebbe preferito un plaid e una stufa?

Rosa, che invece sembrava tonificata dal contatto con l’acqua, sorrideva al suo uomo mentre dava due bracciate: «Enzo, non ti facevo così scantulinu. Senti freddo perché stai con i piedi a mollo e non hai il coraggio di tuffarti. Se riesci a farlo, vedrai che ti abitui». E si allontanò ulteriormente con un altro paio di bracciate.

Baiamonte si bagnò viso e capelli e riguadagnò la terra saltellando come un piccione azzoppato. Agguantò l’asciugamani che Rosa gli aveva comprato a una bancarella e si sistemò sulla poltroncina da spiaggia avvolgendosi nella stoffa come un nomade nel deserto. Di deserto, comunque, si trattava davvero. Innanzitutto perché a quell’ora, le otto del mattino, in giro si trovavano solo stralunati, randagi, venditori ambulanti, mezzi matti («sì, come quel tipo in maglietta e calzoncini che sta arrivando di corsa tutto sudato. Non li capisco questi: invece di farsi una vacanza, sputano l’anima peggio che ai lavori forzati...» pensò). E poi perché il mare di Menfi, gelido come l’oceano, sembrava un vero e proprio scherzo contronatura fatto alla Sicilia, e teneva alla larga le leggendarie orde balneari. Enzo si godé per qualche istante lo spettacolo della sua donna, la sarta, che nuotava con eleganza nel costume monopezzo nero («castigato come le si addice, ma decisamente arrapante») e, ormai pacificato, passò a contemplare la distesa d’acqua trasparente con occhi meno ostili.

«Il fatto è», ragionò poi con piglio scientifico, «che qui siamo sul versante meridionale della Sicilia, e le cose sono tutte al contrario». E infatti oltre quella spiaggia desertica, oltre quella fascia di mare freddo come in pieno inverno, si aprivano altri mondi. A partire dall’Africa, dal bianco abbagliante della sabbia e dei denti dei suoi abitanti, dalla luce lattea delle sue notti piene di rumori incomprensibili e di battaglie titaniche con la natura. L’Africa, che Baiamonte aveva sognato grazie alle avventure dei suoi fumetti, adesso ce l’aveva di fronte, invisibile ma lì, appena dietro la linea dell’orizzonte. Sì, perché a Menfi, il mare era il sud, guardava dritto in faccia ai pirati, non dava le spalle ai misteri, agli abissi sottomarini. Per uno come Baiamonte, un palermitano abituato da sempre a fissare il mare come una stella polare, messo lì a indicare il nord, il nord delle emigrazioni, delle certezze, dei sogni terragni, si trattava di una bella inversione di prospettiva, di un cambiamento da capogiro. Come quello che, nella sua vita, lo aveva portato a trasformarsi da modesto ed efficiente elettrotecnico a investigatore ormai professionista, ricco di intuito e povero di incarichi.

Ed eccolo lì, intabarrato come un beduino, col berretto in testa, seduto sulla seggiola da

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