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autore:12 Racconti Raminghi (Ita Libro) [Raminghi, 12 Racconti]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2013-12-26T10:50:53+00:00


Così, senza cognome: Ludovico, il grande signore delle arti e della guerra, che aveva costruito quel castello della sua sventura, e di cui Miguel ci parlò durante tutto il pranzo. Ci parlò del suo potere immenso, del suo amore contrastato e della sua morte terribile. Ci raccontò come in un momento di follia del cuore avesse pugnalato la sua dama nel letto in cui si erano appena amati, e poi si fosse sguinzagliato contro i suoi feroci cani da guerra che a morsi l'avevano fatto a pezzi. Ci assicurò, in tutta serietà, che a partire da mezzanotte lo spettro di Ludovico si aggirava per la casa nelle tenebre cercando di raggiungere la quiete nel suo purgatorio d'amore.

Il castello, in realtà, era immenso e cupo. Ma in pieno giorno, con lo stomaco pieno e il cuore allegro, il racconto di Miguel poteva solo sembrare uno scherzo come tanti altri dei suoi per divertire gli invitati. Le ottantadue stanze che attraversammo senza paure dopo la siesta, avevano subito ogni sorta di modificazioni da parte dei successivi proprietari. Miguel aveva restaurato completamente il pianterreno e si era fatto costruire una camera da letto moderna con pavimento di marmo e impianti per la sauna e la ginnastica, e il terrazzo di fiori intensi dove avevamo pranzato. Il secondo piano, che era stato il più usato nel corso dei secoli, era una sequela di stanze prive di carattere, con mobili di diverse epoche abbandonati alla loro sorte. Ma all'ultimo c'era ancora una stanza intatta dove il tempo si era dimenticato di trascorrere. Era la camera da letto di Ludovico.

Fu un istante magico. C'erano l'alcova con le tende ricamate a fili d'oro, e il copriletto con prodigi di passamaneria ancora accartocciato dal sangue secco dell'amante sacrificata. C'erano il camino con le ceneri gelide e l'ultimo ciocco di legno tramutato in pietra, l'armadio con le sue armi ben lustrate, e il ritratto a olio del cavaliere pensoso in una cornice d'oro, dipinto da un qualche maestro fiorentino che non aveva avuto la fortuna di sopravvivere al suo tempo. Tuttavia, quel che più mi impressionò fu l'odore di fragole fresche che stagnava senza spiegazione possibile nell'aria della camera da letto.

Le giornate dell'estate sono lunghe e parsimoniose in Toscana, e l'orizzonte rimane immobile fino alle nove di sera. Quando si ebbe finito di visitare il castello erano passate le cinque, ma Miguel insistette per portarci a vedere gli affreschi di Piero della Francesca nella chiesa di San Francesco, poi prendemmo un caffè chiacchierando sotto i pergolati della piazza, e quando tornammo a ritirare i bagagli trovammo la cena servita. Sicché ci fermammo a cenare.

Mentre così facevamo, sotto un cielo malva con una sola stella, i bambini accesero alcune torce in cucina, e andarono a esplorare le tenebre ai piani superiori. Dalla tavola sentivamo le loro corse di cavalli selvaggi per le scale, i lamenti delle porte, le grida felici che chiamavano Ludovico nelle stanze tenebrose. Fu a loro che venne la brutta idea di restar lì a dormire. Miguel Otero Silva li spalleggiò tutto contento, e a noi mancò il coraggio civile di rifiutare.



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