Filippo il Macedone by Giuseppe Squillace

autore:Giuseppe Squillace [Squillace, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2023-03-15T00:00:00+00:00

4. Ancora paladino di Apollo

Nel contesto di una guerra per la quale entrambe le parti si erano attribuite reciproche responsabilità, l’apertura della cosiddetta Quarta Guerra Sacra finì per rafforzare sul fronte militare e su quello ideologico e propagandistico le ragioni di Filippo, come ricorda Demostene, attento a segnalare le implicazioni che il nuovo conflitto sacro avrebbe avuto nello scontro tra Atene e il re macedone:

Quando era sacerdote Clinagoro, nel corso dell’adunanza anfizionica di primavera, i pilagori, i rappresentanti degli Anfizioni e la Federazione degli Anfizioni deliberarono: giacché gli Anfissei si sono impossessati del territorio sacro, lo coltivano e vi pascolano il bestiame e, a seguito del divieto loro imposto, si sono presentati in armi, hanno impedito con la forza lo svolgimento del congresso generale dei Greci e hanno anche ferito alcuni partecipanti, Cottifo d’Arcadia, generale eletto dagli Anfizioni, si recherà come ambasciatore da Filippo di Macedonia e gli chiederà di soccorrere Apollo e gli Anfizioni e di non restare a guardare le offese arrecate al dio dagli empi Anfissei. Gli dirà che è per questo che i Greci che fanno parte del consiglio degli Anfizioni lo eleggono come generale con pieni poteri (strategos autocrator) (Demostene, Sulla corona 155).

Ancora una volta, dunque, Filippo aveva modo di partecipare alla guerra legittimamente a seguito di un’esplicita richiesta di intervento da parte degli Anfizioni. Il nuovo conflitto sacro non solo gli permetteva, sul versante morale e religioso, di rinnovare per sé il ruolo di vendicatore già ricoperto nella Terza Guerra Sacra contro i Focesi e di porsi dalla parte del giusto contro i sacrileghi Anfissei e i loro alleati, ma gli consentiva di avere il pieno appoggio degli altri Anfizioni.

Le vicende della guerra sacra si intrecciarono con il conflitto contro Atene che, schierata contro Filippo, necessariamente dovette porsi dalla parte degli Anfissei e quindi dell’ingiustizia. Al fine di giustificare questa scelta, Demostene, ormai indiscusso leader della sua città, richiamò in causa tutti gli atti di ingiustizia perpetrati da Filippo: dalla violazione dei giuramenti alla conquista di numerose città (Sulla corona 181-187).

Chiusa velocemente la guerra sacra con la resa di Anfissa alle truppe anfizioniche, Filippo conquistò Elatea, postazione a ridosso del passo delle Termopili. La notizia gettò nel panico gli Ateniesi e li indusse a cercare alleati tra i Greci (Diodoro XVI 84). In questo frangente il capolavoro politico di Demostene fu di legare alla sua azione i Tebani in un momento delicato nel quale tanto Filippo quanto Atene inviarono delegazioni a Tebe al fine di ottenerne l’appoggio.

Come ricordano Demostene (Sulla corona 181-187) e Diodoro (XVI 85, 3-5), la delegazione macedone, guidata da Pitone, nuovamente incaricato da Filippo di condurre una missione diplomatica assai delicata forse anche in relazione al successo ottenuto nel 343, nell’occasione celebrò i meriti del re macedone e lanciò accuse agli Ateniesi rimproverandoli della loro passata ostilità ai Tebani. Chiese perciò a questi ultimi di mostrarsi riconoscenti verso Filippo e di pretendere giustizia per i torti ricevuti da Atene e prospettò loro un ricco bottino di guerra in caso di aiuto nell’invasione dell’Attica.

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