Fino a quando by Linus

Fino a quando by Linus

autore:Linus
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-03-30T12:00:00+00:00


Quinto piano

Il parcheggio della radio a quest’ora è come sempre mezzo vuoto, le poche macchine che mi hanno preceduto hanno lasciato nella neve lunghi solchi paralleli, netti come binari.

Sono le otto e mezzo del mattino e la giornata deve ancora mettersi in moto.

Lascio la mia auto al solito posto e, senza indossarli, recupero dal sedile posteriore cappotto e zainetto. Qualche passo e col badge apro la bussola e quasi saltando sono dentro, al sicuro, al caldo.

“Nonostante siano passati in pochi, il corridoio di cemento grigio chiaro che porta agli ascensori è già sporco e bagnato. È sempre così quando piove, figuriamoci oggi che nevica” penso con disappunto tra me e me.

Incontro solo uno dei ragazzi delle pulizie, spinge il carrello e intanto parla al telefono con l’auricolare in una lingua che non capisco. Nemmeno si accorge che gli passo alle spalle.

Ho ancora un’ora abbondante prima di andare in onda, oggi non ho grandi contenuti da cercare o preparare, così scelgo di salire prima al quinto piano, al mio ufficio.

È in fondo a un corridoio a forma di ellisse, lungo e buio e con le pareti dipinte di grigio scuro che si allargano fino a metà per poi di nuovo restringersi davanti alla mia porta.

Sembra la pancia di un sommergibile.

O di un piccolo dirigibile, vista l’altezza.

È l’unico corridoio, in sette piani, a non avere neanche una foto appesa, il che gli conferisce una certa aria austera, quasi minacciosa.

Il miglio grigio.

Arrivare da me, simbolicamente, è come arrivare in cima a una torre.

In realtà mi piace arrampicarmi fin quassù di buon mattino, mi rilassa il silenzio che c’è. Mentre ai piani di sotto c’è movimento giorno e notte qui dalle otto di sera alle nove del giorno dopo non c’è praticamente mai nessuno. Figurarsi oggi che è festa.

Entro e butto il cappotto sul divano e lo zaino sulla poltroncina di fianco alla scrivania.

È piena zeppa di buste e sacchetti di ogni forma e colore, sono i regali tardivi, quelli arrivati sul filo di lana.

Per terra un cestone natalizio e due casse di vino da portare a casa. O da dividere. Vedremo.

Scarto tutto con pazienza, formando una montagna di carta dentro, sopra e intorno al cestino.

Metà sono libri, come tutti i giorni, e come tutti i giorni nove su dieci finiscono nello scatolone dei ricicli.

In più c’è qualche rivista, un paio di biglietti d’auguri e qualche stupidaggine da agenzia creativa.

Mi siedo, accendo il Mac e controllo la posta, ma il Natale imminente si capisce anche dalla scarsità di messaggi.

Allora mi alzo e faccio il giro del tavolo, fino alla porta-finestra che dà sul terrazzino, che a sua volta si affaccia sulla sede Rai di Milano e sul gigantesco grattacielo alle sue spalle dove negli anni hanno abitato tanti dei ragazzi che hanno lavorato qui in radio.

L’antennone luminoso dei nostri colleghi romani è meno incombente del solito per via della fitta nevicata che continua a cadere e che lo nasconde in maniera un po’ sinistra.

Sembra il Gigante di Ferro del cartone animato, dritto e austero e con la scritta luminosa RAI che nella foschia sembra la luce di un faro.



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