Fitzgerald Francis Scott - 1925 - Il grande Gatsby by Fitzgerald Francis Scott

Fitzgerald Francis Scott - 1925 - Il grande Gatsby by Fitzgerald Francis Scott

autore:Fitzgerald Francis Scott [Fitzgerald Francis Scott]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Classics
ISBN: 9788807822278
Google: fV4in2HIv8cC
Amazon: B00QVT7174
editore: Macho Pubhouse
pubblicato: 2011-12-14T23:00:00+00:00


“I’m the Sheik of Araby.

Your love belongs to me.

At night when you’re asleep

Into your tent I’ll creep...”12

“Che strana coincidenza,” dissi.

“Ma non è affatto una coincidenza.”

“Perché no?”

“Gatsby ha comprato quella casa perché Daisy fosse proprio dall’altra parte della baia.”

Dunque non erano solo le stelle ciò che invocava in quella notte di giugno. Lo rividi, partorito all’improvviso dal grembo del suo vano splendore.

“Vuole sapere,” continuò Jordan, “se un pomeriggio sei disposto a invitare Daisy a casa tua e a permettere a lui di fare un salto.”

La modestia della richiesta mi turbò. Aveva aspettato cinque anni e si era comprato una villa dove dispensava luce di stelle a falene noncuranti per “fare un salto” un pomeriggio nel giardino di un estraneo.

“Era proprio necessario che io sapessi tutto prima che mi chiedesse una cosetta del genere?”

“Ha paura di aver aspettato troppo. Pensava che ti saresti offeso. Sai, sotto sotto è uno tenace.”

Qualcosa mi preoccupava.

“Perché non ha chiesto a te di organizzare un incontro?”

“Vuole che lei veda la sua casa,” spiegò. “E la tua casa è proprio accanto.”

“Oh!”

“Forse si aspettava che lei arrivasse a una delle sue feste, prima o poi,” continuò Jordan, “ma non è mai successo. Poi ha cominciato a chiedere in giro se qualcuno la conosceva e io sono stata la prima persona che ha trovato. È stato la sera in cui mi ha mandato a chiamare, al ballo; avresti dovuto sentire in che modo macchinoso ci è arrivato. Naturalmente ho suggerito subito un pranzo a New York, ma lui per poco non è andato su tutte le furie:

“‘Non voglio andare da un’altra parte!’ continuava a ripetere. ‘Voglio vederla di fianco a casa mia.’

“Quando gli ho detto che tu eri amico di Tom voleva lasciar perdere. Non sa molto di Tom, anche se dice di aver letto per anni un giornale di Chicago nella speranza di imbattersi nel nome di Daisy.”

Adesso era buio, e mentre passavamo sotto un piccolo ponte misi un braccio intorno alle spalle dorate di Jordan e, attirandola a me, la invitai a cena. D’un tratto non pensavo più a Daisy e a Gatsby, ma a questa persona pulita, dura, limitata, esperta di scetticismo universale, disinvoltamente appoggiata allo schienale nel cerchio del mio braccio. Nelle orecchie cominciò a martellarmi una frase che mi dava una sorta di inebriante agitazione: “Ci sono solo perseguitati e persecutori, affaccendati e stanchi”.

“E Daisy dovrebbe avere qualcosa nella vita,” mormorò Jordan.

“Lei vuole vedere Gatsby?”

“Non deve sapere niente. Gatsby non vuole che lo sappia. Devi solo invitarla per il tè.”

Oltrepassammo una barriera di alberi scuri, e poi la facciata di 59 Street, un isolato di luce pallida e delicata, si irradiò nel parco. A differenza di Gatsby e Tom Buchanan, io non avevo una ragazza il cui viso disincarnato fluttuasse lungo i cornicioni scuri e le insegne accecanti, e così con le braccia contratte attirai a me la ragazza al mio fianco. La sua bocca esangue, sprezzante, sorrise, e così l’attirai ancora più a me, stavolta verso il mio volto.



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