Flores Paulina - 2016 - Che vergogna by Flores Paulina

Flores Paulina - 2016 - Che vergogna by Flores Paulina

autore:Flores Paulina [Flores Paulina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Short Stories (single author), Fantasy, Urban, Coming of Age, Women, Drama, Caribbean & Latin American, Family Life, General
ISBN: 9788829701520
Google: W_KJDwAAQBAJ
editore: Marsilio Editori spa
pubblicato: 2019-03-18T00:00:00+00:00


Laika

Josefa si svegliò dopo un breve sonno. Qualcuno, nella penombra, le scuoteva la spalla, dolcemente ma con insistenza. Qualcuno la chiamava, sussurrava il suo nome. «Josefa, Josefa, svegliati.» «Ciao Fede» rispose con voce insonnolita. «Ciao Josefa» disse lui. Lei riusciva appena a intravedergli il viso e allungò la mano per verificare che fosse davvero lì, e lui gliela afferrò e le baciò il palmo aperto. Andiamo sulla spiaggia a vedere gli ufo, disse Fede. Ho sonno, rispose lei, che ora riusciva a scorgerlo nell’oscurità della stanza. Le piaceva tantissimo quando succedeva, quando i suoi occhi riuscivano ad abituarsi alla notte, come quelli dei gatti. Andiamo, piccola, insistette Fede, e quando lo disse lei fu colta dalla paura. Gli occhi di Fede brillavano come un cielo pieno di dischi volanti. Mi fa paura, disse Josefa. Non succede niente, gli ufo sono inoffensivi come le stelle, la tranquillizzò lui, e poi ci sono io. Sua madre le aveva detto di comportarsi bene con Fede, perché gli argentini li avrebbero aiutati. Josefa non voleva deludere la madre, né disobbedirle. Ultimamente la rimproverava spesso, e non voleva che la rimproverasse di nuovo. Non voleva più deluderla.

Posso portare la mia pala?, chiese, ancora un po’ indecisa. Non era una paletta giocattolo di plastica, ma una pala vera, di metallo, che sua madre usava per fare i lavori in giardino e che lei aveva chiesto in prestito per le vacanze. Un attrezzo da adulti. Il sogno di Josefa era diventare adulta il prima possibile, svegliarsi un giorno e rendersi conto di essere una persona grande e di poter fare tutte le cose che faceva un adulto, o che lei credeva che un adulto facesse, come usare una pala di metallo e non una pala di plastica.

Certo, disse Fede sorridente, non si può mai sapere quando può essere utile averne una.

Josefa indicò dove si trovava. Lui la scoprì scostando le lenzuola, poi prese la pala e si inginocchiò tenendola poggiata sulle mani, orizzontale, come se le offrisse una spada. Josefa la prese ridendo e la sostenne con forza. Vedi che sono un cavaliere errante fatto e finito, disse Fede, la avvolse con una coperta e se la portò via in braccio, a tentoni nell’oscurità.

A quell’ora del mattino la spiaggia era deserta. Fede disse che per riuscire ad avvistare qualcosa avrebbero dovuto allontanarsi quanto più possibile dalla civilizzazione. Superò le rocce che circondavano i bungalow, fino ad arrivare a un piccolo deposito di sabbia. Rannicchiata contro di lui, Josefa riusciva a vedere solo una parte del profilo di Fede sullo sfondo stellato. Lui si sedette sulla sabbia, senza smettere di tenerla in braccio, e alzò la testa per guardare il cielo.

Per alcuni minuti mantenne la stessa posizione, pensieroso e in silenzio, mentre guardava verso l’alto con un’espressione grave, come per dare ufficialità scientifica alla questione. Se non fosse stato per il freddo, Josefa si sarebbe riaddormentata.

Guarda, disse Fede di colpo. Indicò il cielo e con il dito seguì una sfera luminosa che lo attraversava lentamente. Josefa si strinse



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