Francesco e il Sultano by Ernesto Ferrero

Francesco e il Sultano by Ernesto Ferrero

autore:Ernesto Ferrero
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858431900
editore: Einaudi
pubblicato: 2019-08-21T12:00:00+00:00


Capitolo settimo

in cui Francesco torna ad Acri e intraprende un pellegrinaggio a Gerusalemme

Frate Elia e i fratelli della provincia Oltremarina diedero libero corso al giubilo vedendo tornare Francesco e Illuminato. In Acri giravano voci che fossero periti in mare, altri dicevano che i saraceni li avevano martirizzati.

Elia, che si vantava di conoscenze mediche, esaminò gli occhi di Francesco e dichiarò che la malattia era sensibilmente peggiorata in quei pochi mesi. Colpa del grande caldo, dell’umidità, degli strapazzi della navigazione e del soggiorno nel campo paludoso dell’esercito franco.

Oltreché cieco, Francesco sembrava anche sordo. Non rispondeva alle domande, e se Elia si faceva troppo insistente, non nascondeva il fastidio, lui sempre cosí benigno nell’ascolto. Anche Illuminato era parco di parole, quasi reticente.

A Elia i discorsi con i sacerdoti saraceni, la stessa benevolenza del Sultano e la sua cortesia con gli ospiti, che tanto avevano colpito Illuminato, sembravano un magro risultato, e non ne faceva mistero. Era convinto che Francesco sarebbe riuscito a toccare il cuore degli infedeli. Forse lo aveva intralciato la diversità delle lingue, gli interpreti non erano stati all’altezza. Illuminato nascondeva qualcosa che a lui sfuggiva.

Elia aveva trovato Francesco assai debilitato. Anche adesso rifiutava di nutrirsi, non si riusciva nemmeno a fargli inghiottire qualche dattero, un fico, un’arancia o quell’altro frutto dolcissimo che viene dall’albero detto del paradiso. Si dispiaceva che il fratello, che tanto amava gli orti, non potesse godere della bellezza dei cocomeri, dei meloni e delle zucche che crescevano copiosamente in quelle terre. Continuava a trascorrere le notti in preghiera e in meditazione.

Per placare l’assillo dei fratelli, Illuminato finí per confidare che il Sultano non si era convertito apertamente: non poteva farlo pubblicamente, i suoi lo avrebbero ucciso perché cosí prescrive il loro libro che chiamano Alcoran. Tuttavia aveva ascoltato con grande piacere le parole di Francesco, si affidava alle sue preghiere per cercare insieme il Dio unico, buono e giusto.

Da certi suoi gesti e sguardi, dal suo atteggiamento tutto intero si capiva che i semi gettati cominciavano a germogliare. Ci sono conversioni istantanee e altre che maturano lentamente. Anche quella del Beato Padre Francesco era stata lunga e tormentata. Intanto il Sultano era stato cosí generoso da concedere loro un salvacondotto per i Luoghi Santi. Nessun altro, nel corso di una guerra, aveva potuto godere di un tale privilegio.

A Elia suonava singolare che con i sacerdoti saraceni si fossero scambiate parole elevate, dell’altezza cui Francesco li aveva abituati. Si ricordò di quando ad Acri avevano parlato del numero di cammelli e di pecore che i saraceni devono dare in elemosina, della loro contabilità di rozzi pastori, cosí poco sensibile alle esigenze dello spirito.

– Avete parlato di cammelli, con il Sultano? – insinuò con una punta di sarcasmo.

– Di tutto si può parlare, se lo Spirito ci illumina, – disse Illuminato piccato. – Il nostro Beato Padre ha una speciale affezione per le pecore.

Elia si dispose di buon animo a organizzare il viaggio nella città santa. Era riuscito a procurarsi del denaro senza dirlo a Francesco, perché



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