Franco Massimo - 2019 - C'era una volta Andreotti. Ritratto di un uomo, di un'epoca e di un Paese by Franco Massimo

Franco Massimo - 2019 - C'era una volta Andreotti. Ritratto di un uomo, di un'epoca e di un Paese by Franco Massimo

autore:Franco Massimo [Franco Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Historical, Political Science, Political Process, Leadership, Political Ideologies, Conservatism & Liberalism
ISBN: 9788828201151
Google: I0rxwAEACAAJ
editore: Solferino
pubblicato: 2019-01-11T16:00:00+00:00


14

Ci vuole un fisico bestiale…

L’alba di Giulio

Si svegliava all’alba, verso le cinque. La moglie dormiva ancora quando usciva alla ricerca di un bar e di una chiesa aperti. Una volta, per provocarlo gli fecero notare che Giorgio La Pira si svegliava prima, alle tre e mezzo del mattino. «La Pira era un santo, io sono un peccatore» rispose. Finché era al potere il «peccatore» arrivava in ufficio alle sette, e c’era già una lunga teoria di appuntamenti, fissata da Vincenza Enea Gambogi, una vedova stakanovista con un figlio grande, che lavorava con Andreotti da tempi immemorabili. Era questa donna leggendaria che ogni mattina apriva l’ufficio poco prima delle sette, dopo aver preso tre autobus per arrivare in centro. Si metteva un paio di pantofole, preparava il cappuccino al «Presidente» e programmava la sua giornata. Aveva l’aria di una massaia, parlava poco. Proveniva anche lei dalla nidiata del Minculpop, nel quale Andreotti attinse buona parte del personale della sua segreteria negli anni degasperiani.

A ruota arrivavano gli amici di Andreotti, quelli veri che nei vent’anni di piazza Montecitorio 115 erano stati ammessi, fortunati, al sacro rito della barba del «Presidente». Già, perché Andreotti la barba non se la sapeva fare. L’uomo che ogni mattina aveva il privilegio di raderlo si chiamava Saverio Lai, barbiere della Camera dei deputati: per anni inaugurò la sua giornata di lavoro entrando in una stanzetta dello studio privato del Giulio nazionale. Seduto su una sedia, con l’asciugamano bianco intorno al collo, Andreotti si faceva sbarbare raccontando aneddoti e barzellette a pochi intimi. «Entra Emilio, siediti sul trono»: accoglieva così Emilio Frattarelli, un anziano giornalista parlamentare, indicandogli la tazza del gabinetto coperta da un vecchio cuscino ricamato. Ed Emilio si sedeva, salutando ora Franco Evangelisti, un altro giorno monsignor Fiorenzo Angelini, oppure il ministro Paolo Cirino Pomicino, o Luigi Cappugi, allora consigliere d’amministrazione dell’Eni, sistemati sul bidet. Certe volte capitava lì anche don Salvatore D’Angelo, un sacerdote andreottiano fino al midollo, fondatore della Città dei Ragazzi di Maddaloni, vicino a Caserta.



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