Fumo e cenere by Abir Mukherjee

Fumo e cenere by Abir Mukherjee

autore:Abir Mukherjee [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Società Editrice Milanese


19

C’era una busta sulla mia scrivania, a Lal Bazar. Era datata 23 dicembre, in una svolazzante calligrafia femminile.

L’aprii e ne estrassi il contenuto: alcuni fogli di carta sottile scritti a macchina, con le parole BARRACKPORE MILITARY HOSPITAL in stampatello in alto, e il nome RUTH FERNANDES sotto.

«Di che si tratta?» chiese Surrender-not.

«Qualcuno ha deciso di inviarci il fascicolo personale di Ruth Fernandes.»

«Chi? Il colonnello McGuire?»

Guardai se nella busta non ci fosse una nota d’accompagnamento, ma non la trovai. Comunque ero abbastanza sicuro di sapere chi aveva inviato il fascicolo. La data sulla busta mi aveva già detto tutto ciò che dovevo sapere. La calligrafia francese è leggermente diversa da quella inglese, specialmente nel modo di tracciare alcuni caratteri, come per esempio il numero 1. I francesi lo scrivono sempre con il trattino inclinato in cima più lungo.

«Ne dubito» risposi, girando le pagine.

«Come lo sa?»

«Niente nota d’accompagnamento. Se fosse stato inviato per ordine di McGuire, ci sarebbe stata. Non c’è neppure il nome del mittente, il che suggerisce che si tratti di una spedizione non autorizzata. Credo che sia stata sorella Rouvel, e se ho ragione l’ha fatto senza che McGuire ne fosse informato.»

Mi sedetti a leggere il fascicolo. Non c’era molto che non sapessi già. Sotto il nome e l’indirizzo dell’infermiera morta c’era una breve descrizione delle sue qualifiche e del livello retributivo. Seguiva il suo stato di servizio nell’ospedale, iniziato nel novembre del 1912, poco dopo il suo arrivo in Bengala, presumibilmente su richiesta del marito.

Era stata promossa caposala nell’ottobre del 1915. Visto che nel ’14 era iniziata la guerra, immaginavo che nel ’15 l’ospedale avesse visto un forte aumento di soldati nativi in corsia, ricoverati per convalescenza e riabilitazione. La Fernandes, con già tre anni di servizio a Barrackpore e la sua esperienza precedente come infermiera a Goa, era una scelta logica per una promozione.

Il capoverso successivo era molto succinto. Diceva solo: «Settembre 1917: trasferimento a rawalpindi».

Rawalpindi era una cittadina del Punjab con una guarnigione militare, distante oltre millecinquecento chilometri dal Bengala e vicina alla frontiera nordoccidentale. A novembre dell’anno seguente, tuttavia, Ruth era tornata a fare la caposala a Barrackpore, una posizione che aveva mantenuto fino alla sua morte, meno di quarantott’ore prima.

Poi c’era un’altra pagina dedicata alle valutazioni annuali del suo lavoro. C’era un buco tra il 1917 e il 1918, il periodo in cui era stata trasferita a Rawalpindi.

Passai le pagine a Surrender-not e aspettai che le avesse lette.

«Che ne pensi?» gli chiesi quando finalmente alzò gli occhi.

«Non c’è un granché.» Scrollò le spalle. «Ma...»

«Sì?»

«Perché trasferire un’infermiera da Barrackpore a Rawalpindi?»

«C’era la guerra» risposi. «La gente veniva spostata spesso. Le cose andavano piuttosto male, nel ’17, e molte delle nostre truppe indiane venivano dal Punjab. Forse lì avevano bisogno di più infermiere per curare i feriti?»

«È possibile.» Altra scrollata di spalle. «Ma è strano che suo marito non ce ne abbia parlato.»

Era un punto interessante. Quell’uomo aveva fatto venire la famiglia in Bengala da Goa. E mentre in India era piuttosto comune che un uomo si recasse a lavorare a centinaia di chilometri da casa, per le donne era inaudito.



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